Momenti di confusione e agitazione nell’ultimo tratto della festa di Sant’Agata, con la salita di Sangiuliano che è saltata per motivi di sicurezza. Il capo vara Claudio Consoli aveva più volte intimato una situazione di anormalità all’interno dei due cordoni, con una moltitudine di persone che non permetteva la corretta salita.
Troppa gente dunque e presa di posizione importante da parte del maestro del fercolo: Sant’Agata, infatti, sta procedendo verso piazza Duomo a spalla, senza il traino dei due cordoni. Condizioni di sicurezza mancanti che hanno giustamente fatto propendere per questa soluzione, con gli animi di un numero sparuto di devoti particolarmente agitati e contrari alla decisione.
Decisione storica, a memoria non si ricordano eventi del genere. Il capo vara aveva chiesto di alleggerire i cordoni, riscontrando il diniego di diversi devoti, soprattutto adolescenti, che non hanno accolto positivamente le intimazioni dello stesso. Salta così la salita di Sangiuliano e l’atteso canto latino delle monache benedettine di clausura in via Crociferi.
In questo momento il fercolo si trova in piazza Duomo, con Sant’Agata pronta a rientrare in cattedrale: una delle decisioni più singolari, sofferta e condivisibile, della storia di questa festività. Molti anche gli applausi nei confronti della decisione presa, a favore della sicurezza e dei valori religiosi della festa, che si contrappongono ai “devoti” che non hanno digerito la volontà del capo vara.
Monsignor Barbaro Scionti, parroco della Cattedrale, ha chiesto “una preghiera di riparazione, perché quello che è accaduto è molto grave. I devoti di Sant’Agata non sono ostaggio di nessuno. Cari delinquenti, perché di questo si tratta, siete soli e isolati“, ricevendo l’applauso della gremita piazza Duomo e procedendo con la preghiera.
Un epilogo che sicuramente si porterà dietro degli strascichi e dei malumori non indifferenti nei prossimi giorni. Martedì 12 febbraio, i cittadini potranno riabbracciare Sant’Agata in occasione dell’Ottava, salvo clamorose decisioni figlie di quanto accaduto quest’oggi.
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