Sfilano tra le candelore, ballano e sorridono alla folla. Le 'ntuppatedde e i loro veli hanno origini molto antiche. Ecco come è cambiata la loro figura nel tempo.
Nelle giornate dedicate alla celebrazione della festa di Sant’Agata, sono molti i dettagli che catturano l’attenzione dei partecipanti occasionali tanto quanto quelli più affezionati: i colori brillanti delle enormi candelore, i suoni delle bande che si aggirano per la città, il mare di persone riunito in un unico luogo per mostrare la propria devozione (o semplicemente per godersi lo spettacolo), il profumo dei dolci tipici serviti nelle bancarelle agli angoli delle strade.
C’è un elemento della festa che più di altri desta interesse. Vesti bianche, visi coperti e fiori nelle mani guantate, le ‘ntuppatedde della festa di Sant’Agata sono diventate una delle attrazioni principali. Danzano in gruppo, rallegrano la folla con la loro presenza, attingendo a una tradizione vecchia quasi quanto lo è la festa.
In origine le ‘ntuppatedde erano donne catanesi, provenienti da ogni classe sociale, sposate o nubili, che approfittavano della festa nei pomeriggi del 4 e del 5 febbraio per andare in giro da sole per la città. Lo facevano senza mostrare il viso, avvolte in mantelli scuri perché nessuno le riconoscesse. In quelle occasioni accettavano regali e dolciumi dai passanti, il tutto senza mai farsi vedere, nascoste da veli forati in due punti in corrispondenza degli occhi.
L’usanza ha subito delle variazioni già a partire dal 1693, quando il pesante velo venne vietato e sostituito da un mantello con un cappuccio abbastanza ampio da poter celare il volto di quelle donne, mogli, madri e figlie, che nelle giornate dedicate alla martire catanese avevano la possibilità di reclamare la propria libertà. Almeno fino a metà ottocento, quando la tradizione smise d’essere seguita.
Ma oggi le ‘ntuppatedde danzano per le vie della città. Hanno abbandonato mantelli scuri e cappucci pesanti in favore di veli bianchi che permettono alla gente di vederne i sorrisi, gli sguardi pieni di allegria mentre seguono le candelore nella processione dedicata alla santa.
Sono donne, lo erano anche le ‘ntuppatedde originali, e come loro si riappropriano della libertà femminile, non più relegata a due singoli giorni nel corso di un intero anno. E non è forse questa la parte che più rispecchia il sacrificio compiuto dalla donna che celebrano, una donna che fu uccisa perché non si piegò al volere di un uomo?
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