È stato il tema più discusso degli ultimi mesi, criticato da alcuni osannato da altri, sbandierato come l’unica via d’uscita dalla povertà o, ancora, demonizzato come la mossa falsa che metterà in scacco il bilancio dello Stato: il reddito di cittadinanza potrebbe entrare in vigore a partire dal prossimo aprile e già si conoscono le modalità e i requisiti necessari per poterlo richiedere.
Insomma, sul nuovo sussidio varato dal Governo ne sono state dette proprio di tutti i colori, dividendo il paese tra chi lo ritiene un utile strumento e chi, al contrario, lo considera inefficace e azzardato. Ma cosa ne pensano i giovani? Lo abbiamo chiesto proprio a loro.
Cos’è e come funziona, innanzitutto, il reddito di cittadinanza? Si tratta di un sussidio statale che varierà, a seconda delle circostanze, fino a un massimo di 780 euro e che avrebbe, almeno sulla carta, lo scopo di ridare un po’ di fiato a tutte quelle famiglie che faticano ad arrivare a fine mese. Non chiunque potrà, tuttavia, richiederlo, bensì solo quei nuclei familiari con Isee non superiore ai 9.360 euro, elevati, in base alla composizione del nucleo familiare, fino a 12.600 euro al massimo, oppure 6 mila euro per i single.
Non bisognerà, inoltre, essere possessori di un patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, che superi i 30mila euro e mobiliare oltre i seimila euro (elevati fino a 10mila euro per tre persone, di ulteriori 1000 euro per ogni figlio dopo il secondo, più altri 5mila euro per ogni componente con disabilità). Proibitivo anche l’acquisto di auto nuove, immatricolate sei mesi prima della domanda, o di grossa cilindrata (sopra i 1600 cc), moto sopra i 250 cc e barche.
L’assegno ricevuto non potrà essere convertito in contanti, ma si tratterà di una sorta di social card che potrà essere usata solo per un determinato tipo di acquisti di prima necessità, capi di abbigliamento e affitti, ma non per beni considerati superflui.
Il reddito, comunque, sembrerebbe essere indirizzato più alle famiglie e riguarderà solo marginalmente le fasce più giovani, specialmente studentesche, che nella maggior parte dei casi ricadono ancora nello stato di famiglia dei propri genitori e che, per queste ragioni, non potranno richiedere di esserne beneficiari. Nonostante ciò, abbiamo voluto chiedere proprio il loro parere sul chiacchierato contributo del nuovo Governo: i giovani sono, quindi, favorevoli o contrari al reddito di cittadinanza?
Il quadro che emerge dalle risposte dei ragazzi intervistati non si discosta molto da quella che è la realtà attuale dell’opinione pubblica italiana: molti dubbi, pensieri discordanti e tanto scetticismo. Il primo elemento che risalta immediatamente è, senza dubbio, la poca conoscenza e una diffusa confusione sull’argomento. Molti, infatti, dichiarano di non aver ben compreso la natura del contributo, né a chi sarà destinato, confessando, in qualche caso, di non essersi molto informati attraverso i vari media. Se ne evince, probabilmente, quanto i giovani avvertano il provvedimento come qualcosa di distante e che non li riguarda direttamente.
In tutti casi, però, la parola d’ordine è, senz’altro, scetticismo. “Secondo me – sostiene Giulia, studentessa di Giurisprudenza- si tratta di una sciocchezza o, meglio, l’idea potrebbe essere buona ma non funzionerà in Italia”. Pensiero condiviso anche da Sarah, iscritta a Medicina, che rincara: “sono piuttosto scettica sulla sua reale fattibilità e sui vantaggi, ammesso che ce ne siano”. “Da quello che ho capito– continua ancora Aurelia, anche lei studentessa universitaria- non credo che si possa fare in maniera seria nel nostro Paese”.
Il dubbio, infatti, resta sempre lo stesso: non saranno i soliti furbetti ad approfittarsene? Lo spettro del lavoro nero e dei redditi falsificati induce a ritenere che il reddito potrebbe andare a rifocillare quella fascia della popolazione che vivacchia sfruttando i contributi statali. “Come si può pensare– s’interroga a tal proposito Giulia- che una simile iniziativa possa funzionare in uno dei Paesi con il più alto tasso di lavoratori in nero?
Non tutti i pareri sono, tuttavia, scettici o pessimistici e c’è anche chi ritiene che il decreto potrà avere effetti positivi sull’economia. “A mio giudizio – sostiene Roberta – potrebbe dare una speranza a chi non riceve alcun aiuto e non riesce ad arrivare a fine mese. Inoltre, non scoraggerebbe neanche la ricerca di un impiego, visto che comunque bisognerà iscriversi al centro per l’occupazione”.
Pollice in su anche per Giuseppe, studente universitario, che evidenza “il reddito di cittadinanza rafforza il principio assistenzialista della nostra Costituzione e ci permette di viaggiare parallelamente alle altre democrazie”. Della stessa idea anche Eva, laureata in Lingue, che, seppure favorevole, teme tuttavia che il Governo italiano non potrà essere all’altezza delle promesse fatte.
Per quanto riguarda l’obbligo, per chi beneficia del sussidio, di accettare un impiego, qualora proposto dal centro di collocamento, anche in una città diversa da quella nativa, i cittadini più giovani non sembrano avere nulla da ridire. “Succede da sempre– conferma Aurelia- le famiglie si dividono da quando esiste l’immigrazione. È ingiusto, ma purtroppo è diventato necessario”.