Il BRT è da anni l'autobus più utilizzato dai catanesi (e non), complici la posizione del capolinea e la frequenza dei viaggi. Negli ultimi tempi la situazione è cambiata: tempi d'attesa infiniti, fermate che saltano e vetture affollatissime. Se la situazione non cambia esiste la possibilità che degeneri e anche una linea una volta efficiente diventi parte dell'incubo degli autobus catanesi.
Le leggende narrano di un periodo in cui la pubblicità del BRT non era ingannevole e il tempo d’attesa tra una vettura e l’altra era davvero di soli 7 minuti. Esisteva un periodo in cui arrivare presso i parcheggi scambiatori dopo le 8 del mattino significava dover attraversare almeno metà lotto per trovare un posto libero – e se quello era il tuo giorno fortunato avevi una probabilità di strappare l’ultimo stallo nel settore G a un contendente col pandino.
Quello che per gli studenti e i lavoratori pendolari era un faro di speranza nella snervante giungla urbana dell’ora di punta catanese, oggi appare più come un viaggio della speranza made in Mumbai (e a tal proposito, forse è arrivato il momento di aggiungerle quelle maniglie all’esterno della vettura per gli aspiranti viaggiatori sul tetto). Il cambiamento è avvenuto un po’ per volta, da 7 a 10 minuti d’attesa per ovviare al problema della mancanza di autobus, da 10 a 15. Fino all’assurdo estremo che è stato raggiunto nelle scorse settimane, in cui il tempo d’attesa minimo è diventato 40 minuti.
Ricordate la famosa pubblicità, quella che pubblicizzava un percorso ultra-rapido che prometteva viaggi da un capolinea all’altro della durata di 20 minuti? Lo ricordano bene i quattro utenti, fermi al capolinea, che hanno perso per un pelo la vettura in partenza per Stesicoro. Lo ricordano quando guardano il parcheggio, adesso per metà vuoto, con un quell’amara rassegnazione che li spinge a dire “eh, signora, ma una volta qui era tutto un parco macchine – e adesso solo campagna”. Perché loro, come le centinaia di utenti che ogni giorno saltano speranzosi su quel mezzo che reclamava tempi d’attesa minimi e corsie preferenziali, alla fine hanno dovuto fare i conti con la realtà.
Sono le 8:20 del mattino e il BRT ha appena lasciato il parcheggio. Il prossimo non arriverà prima dei 40 minuti che gli sono serviti per compiere il giro completo e ancor prima di aver tirato il freno a mano saranno talmente tanti a viaggiare su quel mezzo da rendere quasi impossibile alla folla che si è accumulata alle altre fermate di trovare un piccolo spazietto in cui infilarsi. “Quasi”, perché dove può entrare una persona abbiamo imparato a metterne tre, e tutte quelle ore passate a giocare a Tetris devono pur dare i loro frutti a un certo punto. L’utente lo accetta, seppure a malincuore, finché scopre che la causa dei 40 minuti d’attesa non è dovuta alla presenza di un unico mezzo, ma alla partenza del secondo, che alla fermata di Stesicoro arriverà immediatamente dopo.
È triste, signora, ma lì una volta c’erano davvero tante macchine e la speranza di rendere Catania una città più vivibile con meno auto in circolazione. Adesso si vedono solo studenti in ritardo per le loro lezioni, lavoratori in preda all’ansia, schiacciati tra la terza bussola e una massa di utenti sempre meno felici della loro scelta. Chi può opterà per l’utilizzo dell’auto, ma chi è legato a quelle fermate dall’assenza di un veicolo dovrà rassegnarsi a spintoni, insulti e ritardi fino a data da destinarsi.
E il rischio è che la situazione attuale inneschi un pericoloso circolo vizioso in cui sempre meno utenti prenderanno il BRT per l’assenza di vetture, e sempre meno vetture verranno assegnate alla tratta Due Obelischi-Stesicoro per carenza di utenti. Se il futuro trasformerà in una linea fantasma quella piccola grande innovazione che prometteva viaggi rapidi ogni 7 minuti, la più utilizzata da catanesi e abitanti dell’hinterland, forse non arriveremo mai a vedere una città meno congestionata dal traffico e più eco-friendly. La speranza arriva sotto forma di vetture, quelle che sono da poco arrivate nelle rimesse dell’AMT. Magari portando i parcheggi scambiatori ai loro vecchi fasti. Perché lì, signora, una volta era tutta campagna – e adesso si prende di nuovo l’autobus.
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