Si è verificata nei giorni scorsi, nei pressi della stazione centrale di Catania, l’aggressione a una ragazza da parte di un uomo che si trovava nelle vicinanze. In suo aiuto erano subito accorsi i passanti che, attirati dalle urla, hanno fermato l’uomo, in seguito arrestato per violenza sessuale e tentata rapina. Nonostante il lieto fine, tuttavia, sui social è subito scoppiata la polemica: sono moltissimi coloro i quali dichiarano di non sentirsi sicuri in una città come Catania.
“Non si può vivere con la costante paura di essere aggrediti. Non è giusto. Non ci sentiamo al sicuro, sia uomini che donne”, scrive su Facebook una studentessa pendolare, esprimendo il disagio di dover sempre camminare per strada senza mai potersi sentire sicura. O ancora: “C’è bisogno di più controlli, è impossibile camminare la sera dopo le 20, soprattutto per gli studenti che dopo le lezioni devono tornare a casa”, scrive un’altra.
Quando si verificano episodi del genere è sicuramente lecito chiedere che problemi come questo vengano arginati, ma Catania è davvero una città così poco sicura come spesso pensiamo? Per saperne di più abbiamo chiesto il parere di alcuni studenti. Grazie alle migliaia di ragazzi e ragazze provenienti dalla provincia e dalle aree limitrofe, infatti, la città etnea è sempre molto affollata e in costante movimento, e sono proprio gli studenti, che di giorno o di notte vivono le strade catanesi, a essere più consapevoli di certe dinamiche interne alla città.
Non sono pochi, gli universitari intervistati che sostengono di non sentirsi completamente a proprio agio quando vanno in giro per la città, come Anna, studentessa al secondo anno di Scienze della formazione, che ci dice: “Sono qui solo da un anno ma non ho avuto belle esperienze, soprattutto la sera quando mi è capitato di dover rientrare da sola a casa: spesso vengo inseguita o fermata e l’idea che possa succedere qualcosa non mi fa stare tranquilla. Sicuramente ci sono città peggiori, ma anche altre di gran lunga migliori”.
Sorprendentemente però un gran numero di studenti, in particolare quelli che vivono a Catania da diverso tempo e che ormai hanno imparato a conoscere la città, si dichiara del parere totalmente opposto. Al di là di alcune zone in cui il buon senso suggerisce che è meglio non andare a certe ore del giorno, pare che in generale la città etnea sia percepita come una città molto sicura. Il motivo risiederebbe nella costante presenza di pattuglie, anche dell’esercito, per tutto il centro storico ma anche, e soprattutto, nel tessuto sociale: sono i catanesi a rendere tranquilli gli studenti che, in qualche modo, si sentono sempre sorvegliati e protetti.
“A me non sembra che Catania sia una città così poco sicura, non più di altre – sostiene Claudia, studentessa di Chimica, ai microfoni di LiveUnict –. È ovvio che bisogna stare attenti e che certe zone è meglio non frequentarle di notte, ma è una città grande, è normale incontrare gente di tutti i tipi. Da qui a dire che Catania non è sicura c’è un abisso. Spesso basta vedere un extracomunitario per strada e si ha la percezione di non essere al sicuro, se però vai a chiedere alla gente quante reali aggressioni ha subito, la risposta sarà zero“.
Dello stesso parere è anche Giovanni il quale sostiene che, a differenza di altre città del Nord Italia, quella etnea sia molto più sicura. “Catania è una delle città notturne più vivibili d’Italia, a parer mio. Questo perché se succede qualcosa il catanese interviene, è pronto a tendere la mano e aiutare. Non so in quante altre città d’Italia, soprattutto nelle non meridionali, questo succeda regolarmente e soprattutto naturalmente. Purtroppo qui capita molto spesso che ti aggrediscano per scippi o soldi, ma non per aggressioni fisiche: può sembrare paradossale, ma a Catania c’è rispetto del corpo di uomini e donne”.
Molto interessante, infine, la riflessione di una laureanda in Ingegneria edile e architettura: “A dispetto di quanto si pensi, Catania è una delle città meno pericolose in Italia. C’è sempre qualcuno per strada pronto ad aiutarti, nessuno si gira dall’altra parte se una persona viene aggredita – spiega Egle –. Si tratta di aspetto peculiare delle città siciliane che viene chiamato ‘controllo sociale’: è una cosa che tutte le città nel mondo stanno cercando di fare e verso cui l’urbanistica odierna è tornata a orientarsi. Molti attribuiscono il fallimento della città contemporanea proprio alla mancanza di controllo sociale. Da noi, invece, viene naturale”.