“Metterei il numero chiuso nelle facoltà umanistiche, da dove ne sono usciti tanti di laureati. Ma a MEDICINA c’è bisogno di ossigeno. Abbiamo bisogno di medici e di ingegneri.“ A fare questa dichiarazione, a pochi giorni dallo svolgimento del tanto discusso test di medicina è stato il Ministro dell’Interno Matteo Salvini durante un’intervista a Porta a Porta dello scorso martedì. Una puntata che ha registrato 17.28% di share, con ben 1.563.000 telespettatori.
Durante l’intervista il Ministro Salvini si è lasciato andare ad una dichiarazione circa il numero chiuso nelle facoltà di Medicina, opinando per l’apertura dei corsi programmati a discapito di quelli di Scienze umanistiche che hanno visto fin troppi laureati. Secondo Salvini il nostro Paese avrebbe bisogno di più medici ed ingegneri e pertanto la scelta di permettere a tutti di entrare in queste facoltà sarebbe l’idea vincente.
Non si sono fatte attendere le polemiche, in particolare quelle che hanno fatto ricordare al Ministro la sua iscrizione al corso di Laurea in Storia dell’Università Statale di Milano in cui restò ben 16 anni senza conseguire la laurea.
Tuttavia, il problema sembra essere più complesso, tanto che è stato trattato a più riprese da vari governi succeduti nel tempo. La legge che ha introdotto il numero chiuso per la facoltà di Medicina è la n.264 del 2 agosto 1999, da allora le polemiche non si sono mai arrestate soprattutto durante il periodo dei test. Quest’anno in particolare ci sono stati 67mila iscritti per poco più di 10mila posti (nello specifico 9.779 a medicina, 1.096 a odontoiatria), ma il problema si ripresenta identico ogni anno. Già l’ex ministra Stefania Giannino poco prima delle europee aveva parlato di una possibile abolizione dei test, poi non messa in pratica.
Una possibile via di uscita parrebbe il modello francese: ammissione per tutti al primo anno e sbarramento ex post sulla base di esami e crediti. Progetto fin’ora difficile da attuare per la mancanza di risorse.
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