I dati Anvur 2018 registrano un lieve incremento della spesa pubblica destinata al finanziamento della ricerca, ma l'Italia resta ancora fanalino di coda nell'UE.
L’Anvur, Agenzia Nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, ha stilato il rapporto relativo al triennio 2014-2016 circa le risorse dedicate alla ricerca.
I dati non sono del tutto sconfortanti, anche se rispetto alla media europea su 20 paesi considerati l’Italia si attesta al 15° posto per spesa del PIL destinata ai campi della ricerca, ovvero solo l’1,32%. In generale si è registrato un piccolo incremento del PIL dedicato a Ricerca e Sviluppo nel triennio 2014/2016 rispetto al precedente.
Al livello regionale, invece, si continua a registrare un forte divario fra Centro-Nord regioni del Sud e delle Isole. Mentre al Settentrione le spese sono pari o addirittura superiori rispetto alla media italiana, con il Piemonte che solo raggiunge livelli pari alla media europea, il Mezzogiorno presenta quote più basse. Nello specifico la nostra Isola si attesta a 1 punto percentuale di PIL (0,11 in più rispetto al valore registrato nel 2013), distanziandosi di 1,15 rispetto al Piemonte, e di 0,34 punti rispetto alla media italiana.
La destinazione prevalente della spesa è quella del privato (57,7%), tuttavia l’analisi delle fonti di finanziamento mostra che, nonostante il calo dell’8% dal 2010, quelli pubblici rappresentano ancora una quota considerevole del totale, pari al 42,0%.
Situazione infelice per il personale impiegato in attività di Ricerca e Sviluppo, che, rispetto al totale della forza lavoro, risulta inferiore rispetto alla media europea, e in particolare i ricercatori, pari al 48% degli impiegati, sono di molto inferiori rispetto alla media dell’Unione Europea, che si attesta al 64%.
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