Catania

Aggressioni negli ospedali, il ministro Grillo: “Sì ai presidi dell’Esercito”

Durante un' audizione in Commissione parlamentare, in merito ai recenti episodi di violenza negli ospedali, il ministro della Salute Giulia Grillo ha aperto la possibilità di militarizzare con presidi dell'Esercito alcuni Pronto soccorso. La soluzione interesserebbe il Sud Italia, in particolare Campania e Sicilia.

Si apre una nuova prospettiva di intervento per arginare le continue aggressioni che si registrano negli ospedali. Il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha affermato la possibilità di presidiare con l’Esercito i Pronto soccorsi, in particolari quelli più sensibili ad atti di violenza succedutesi negli ultimi anni.

È quanto emerso nel corso di un’audizione in Commissione parlamentare congiunta Igiene e Sanità del Senato e Affari sociali della Camera. Nulla di definitivo, ma una soluzione momentanea volta ad arginare una situazione ormai di emergenza in Campania e Sicilia, dove settimanalmente si registrano atti di violenza ai danni del personale operativo.

Il ministro pentastellato della Salute, nel corso dell’audizione, ha espresso il suo impegno a contribuire con le Regione per la risoluzione del problema in tempi rapidi e certi, intervenendo tramite un disegno di legge. Non è ammissibile, a detta del ministro, che medici e infermieri debbano interrompere il loro servizio, non potendo soccorrere i pazienti bisognosi di aiuti ospedalieri, perché fatti oggetto di violenza.

Tuttavia, Grillo ha specificato che non si tratta di una “militarizzazione degli ospedali” ma di una misura di tutela per gli operatori sanitari che al momento hanno paura a recarsi sul luogo di lavoro a causa delle attuali condizioni d’emergenza. Del resto, proprio aggredire un medico, significa ostacolare la struttura ospedaliera che non può rispondere adeguatamente alle esigenze dei pazienti.

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Non l’unica risoluzione possibile. Ci sarebbe infatti anche l’alternativa più adeguata, di potenziare le dotazioni di polizia, ma per la quale occorre più tempo e risorse di organico (attualmente in deficit), lasciando così l’uso di presidi militari l’unica soluzione al momento perseguibile.


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