Un testo che offre ulteriori informazioni e conferma ancora una volta che Unict è piena di persone e di studiosi che non si rassegnano e che agiscono e continueranno ad agire affinché il compito di “apprendere il mondo e viverlo in relazione all’appreso” possa essere svolto in un contesto di serenità, di giustizia, di condivisione.
Qui il testo integrale della lettera del CUdA:
“La seduta congiunta degli Organi dell’Ateneo di giorno 4 luglio 2018 ha respinto all’unanimità le dimissioni del Direttore Generale, avv. Candeloro Bellantoni, confermando allo stesso la fiducia del Rettore e degli Organi Accademici della nostra Università. Avevamo auspicato da subito, commentando la dura lettera di dimissioni del DG, un ripensamento e una ricomposizione, nell’interesse superiore dell’Ateneo; non possiamo dunque che rallegrarci.
Al tempo stesso va detto chiaramente che questa ‘crisi lampo’ non può essere l’ennesimo atto di fibrillazione istituzionale di un organismo rassegnato alle sue tare ma deve generare già nel breve se non brevissimo periodo mutamenti strutturali e duraturi. Tali cambiamenti di rotta si costruiscono con una programmazione chiara e trasparente delle risorse e degli obiettivi (vanno abolite forme di spesa ingiustificate, occasionali e non ‘di sistema’, ma si deve operare in modo mirato nel quadro prioritario del processo di accreditamento ministeriale) e una ridefinizione degli assetti amministrativi e organizzativi. Ci pare importante che dalla riunione di ieri sia emerso con nettezza il quadro delle criticità storiche del nostro Ateneo.
Criticità figlie di modalità gestionali passate, sedimentate nel corso di anni e la cui risoluzione diviene oggi urgente – anche alla luce della crisi e dei mutamenti radicali del sistema universitario – e non più rinviabile. In particolare, tra le varie criticità, segnaliamo ancora una volta un assetto della dirigenza che non ci è mai parso in linea con le esigenze gestionali né con dei logici ed equilibrati criteri retributivi (come noto, la dirigenza dell’Ateneo di Catania, con la diatriba ancora pendente sulla terra promessa della ‘prima fascia’, con le ‘distinzioni’ non sempre leggibili tra retribuzioni base e ‘indennità’ di risultato, ha de facto stipendi anche di gran lunga superiori a quelli di una quarantina di DG di altri atenei nazionali); e con essa una forma di valutazione moderna e trasparente delle performance dei dirigenti, obbligatoria per legge, che per inspiegabili ragioni non è ancora partita (tutti elementi segnalati dal CudA anni fa, a partire almeno dal giugno 2012, con il documento ‘Una Spending Review per l’Ateneo di Catania’).
Non è quindi più tempo di processioni, a piedi o in moto, verso le alte sfere con tanto di continuo riporto di insostenibili ragioni e lamentele; ciò che emerge dall’assemblea di ieri è che quelle alte sfere non possono essere più neutrali o accomodanti, sulla base del ‘peace and love’. È una strada che si era già provata in passato, ma i fatti dimostrano che non funziona… I Direttori passano ma il malumore resta, le conclusioni adesso sembrano scontate… La necessità di un mutamento strategico dell’azione dell’Ateneo e di un recupero della sua visione e missione si lega inevitabilmente alla notizia, che si ripete, di una caduta delle performance e dell’immagine, nazionali e internazionali, della nostra Università. Non è più tempo di chiacchiere. Chiediamo dunque con forza, alla luce del recuperato rapporto di collaborazione tra Organi e Direttore Generale, che il processo di rilancio del nostro Ateneo sia tempestivo e soprattutto che esso venga comunicato in forma pubblica, con almeno due conferenze programmatiche aperte (sulle politiche strategiche in prospettiva dell’accreditamento e sul riassetto e gli obiettivi del sistema amministrativo ) da tenersi entro la ripresa autunnale. Sarebbe altresì utile una forma di rapporto semestrale del Direttore Generale sullo stato dell’amministrazione e sullo stato di attuazione delle politiche gestionali e amministrative.
Dobbiamo dare subito un segnale, anche esterno. Nessuno di noi si rassegna alla decadenza né è disposto ad immolare il suo lavoro quotidiano sugli altari di aspirazioni o privilegi di chicchessia. L’Università di Catania è un gigante assopito su un passato mortifero. Il tempo del rilancio è adesso”.