Fate un viaggio con la mente lungo 20.000 anni nel passato e tentate di immaginare la Sicilia. Sarebbe quasi impossibile riconoscerla nella forma, nei colori… e nei confini.
Sì, perché secondo uno studio interdisciplinare condotto da ENEA, ISPRA, IAMC-CNR, Max Planck Institute di Lipsia, Australian National University di Canberra e dalle Università di Roma, Napoli, Palermo, Catania,Trieste e Messina, in pubblicazione sul Journal of Geological Society of London, l’isola ai tempi dell’ultima glaciazione sarebbe stata collegata alla Calabria.
Tra i 27mila e i 17mila anni fa, grazie all’abbassamento del livello del mare, un ponte continentale roccioso (conosciuto con il nome di Sella sommersa dello Stretto di Messina, che adesso si trova a una profondità di 81 metri) sarebbe riemerso, permettendo lo spostamento della fauna locale dal continente. La presenza del ponte sarebbe stata di vitale importanza per l’arrivo dell’Homo Sapiens e dei grandi mammiferi, non presenti prima di quel periodo in Sicilia. Questo spiegherebbe anche per quale motivo le datazioni al carbonio effettuate sulle ossa di individui “anatomicamente moderni” rinvenute nelle caverne non risalgono a più di 17mila anni fa, sebbene l’Homo Sapiens venga collocato in un arco di tempo che va dai 35mila ai 40mila anni fa.
La distanza tra la Sicilia e la Calabria, comunque, era notevolmente ridotta rispetto all’epoca moderna anche prima della glaciazione. Allora per quale ragione l’Homo Sapiens, in grado di nuotare e costruire imbarcazioni rudimentali, non è stato in grado di raggiungere la costa dell’isola? Probabilmente per le correnti che raggiungevano i 17 nodi.