Secondo gli esperti le sfide del futuro verranno vinte sul piano dell'istruzione, con la conoscenza che assume sempre più il valore di nuova valuta del mondo economico.
In un futuro sempre più prossimo gli equilibri economici del pianeta non si baseranno sulle risorse auree, sulle riserve di petrolio o sulla forza militare dei singoli Paesi. Infatti, in un pianeta che diventa di anno in anno più tecnologico e connesso, la carta vincente è una sola: l’istruzione. A dichiararlo è l’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che lancia un monito all’Europa: nel 2030, tra soli dodici anni, il Vecchio continente potrebbe rischiare l’emarginazione economica, scivolando al quarto posto tra le macroregioni economiche per numero di giovani laureati.
Stati più popolati e con maggiori risorse da investire nel settore dell’istruzione terziaria prenderanno il posto che adesso è ancora dell’Europa, con l’aumento di capitale umano altamente istruito che non riesce a stare al passo di quello di altri Paesi.
Nel 2015 l’Europa occupava il terzo posto della classifica, con Cina e India rispettivamente al 22 e al 18 percento di laureati nelle prime due posizioni. Digitalizzazione, globalizzazione e innovazione sono le tre parole chiave su cui si basa il futuro dell’economia, per questo un’ampia base di giovani laureati e competenti può essere l’unico appiglio a cui aggrapparsi per risollevare un’economia dove le risorse materiali scivolano in secondo piano rispetto al potere tecnologico.
Dando uno sguardo alla classifica che verrà, gli Stati Uniti, che alla fine del XX secolo fornivano la percentuale più consistente di laureati al mondo, scivoleranno – assieme al Canada – al terzo posto, col 15 per cento. Dopo la Cina, col 18 per cento, mentre sarà l’India che accrescerà ancora la sua popolazione di laureati, toccando il 21 per cento del totale mondiale. L’Europa a 23, invece, scivolerà al quarto posto, con solo il 13 per cento, e verrà insidiata dai paesi dell’Est Asia e del Pacifico, come Australia, Indonesia, Giappone, Corea e Nuova Zelanda.
E l’Italia? A livello europeo il Bel Paese sfigura per percentuale di giovani laureati, piazzandosi al penultimo posto nella classifica dell’Europa unita, davanti alla sola Romania. In questo contesto, le prospettive per il futuro di quella che a oggi è la terza economia europea appaiono tutt’altro che rosee, con l’Italia che si appresta a diventare il fanalino di coda nello scacchiere economico mondiale.
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