Un appartamento a Catania è una vera miniera d'oro, soprattutto se in zona universitaria. Ma è davvero tanto facile affittare una stanza o esiste discriminazione anche in questo campo?
Immaginate di aver appena finito il liceo, o un percorso triennale, e di aver bisogno di trovare un alloggio per il prossimo anno. Il primo step sarebbe consultare mercatini online, sui social, per poi passare alle bacheche negli atenei, in cerca dell’affitto più basso, della posizione migliore e, perché no, della stanza su piazza meno simile a un tugurio.
Immaginate di aver trovato la stanza perfetta: una singola, a cinquanta metri dal dipartimento, ben ammobiliata a un prezzo abbordabile. Ma c’è un solo problema. L’annuncio è riservato a studentesse. Immaginate di passare al prossimo annuncio e trovare lo stesso requisito. E a quello dopo. E a dopo ancora. Così fino a lasciare sul tavolo solo proposte inaccettabili perché baracche decadenti o a cifre esorbitanti, o perché troppo lontane dal dipartimento.
Si prova ancora e ancora altri rifiuti. È il problema che sta affrontando Emanuele, studente della Scuola Superiore di Catania che, al rientro dal suo periodo all’estero per l’Erasmus, dovrà cercare un alloggio fuori da Villa San Saverio.
La sua ricerca ha appena avuto inizio. Già a conoscenza delle pregresse esperienze di alcuni suoi colleghi, Emanuele spulcia un annuncio dopo l’altro e nota che ci sono due tipi di persone dietro quei post: ragazze, anche loro studentesse, che cercano una coinquilina e uomini, padroni di casa, che per qualche strana ragione sembrano avere ben chiari i prerequisiti del tipo di inquilino che vorrebbero avere: donna, studentessa, referenziata.
“Perché le donne sono più pulite”, racconta Emanuele, sarebbe la risposta che ha ricevuto più spesso. Ma aggiunge un dettaglio da non sottovalutare. Alcune delle persone contattate non hanno dato alcuna spiegazione sul perché preferiscono non avere studenti di sesso maschile. “Ti lascia intuire che dietro la spiegazione ci sia una ragione sessista”, aggiunge, convinto che qualcuno ami l’idea di andare a riscuotere l’affitto da una donna. Una questione di potere, la chiama, per poi definirla imbarazzante.
Ma non è tutto qui. Emanuele ha notato un insolito comportamento tra i proprietari di case che sul web hanno pubblicato più annunci. Le stanze riservate alle studentesse sono generalmente più grandi, tenute meglio e in posizioni migliori. E ai maschietti? Le topaie.
Il post che Emanuele ha pubblicato su Facebook raccoglie altre testimonianze: colleghi che, come lui, hanno cercato a lungo una sistemazione, persone che non si sorprendono di scoprire che esiste questo tipo di discriminazione, e padroni di casa che nella discriminazione vedono la possibilità di segnalare che le ragazze sono tanto disordinate quanto i ragazzi.
L’episodio non è isolato. Ogni anno nei gruppi universitari si leggono gli stessi post di ragazzi disperati e demoralizzati, e tutti si pongono la stessa domanda: perché? Emanuele continua a cercare un alloggio, proprio come hanno fatto altri ragazzi lo scorso autunno e probabilmente faranno anche il prossimo.
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