Parolacce, imprecazioni, maledizioni e termini coloriti da oggi non sono più un tabù: secondo uno studio, chi usa questo tipo di linguaggio è più onesto e trasparente di altri.
Siete soliti dire parolacce? La gente vi rimprovera perché, troppo spesso, vi lasciate andare a colorite imprecazioni? Da oggi, potreste non essere giudicati in maniera del tutto negativa. Anzi, il vostro particolare modo di fare potrebbe essere una qualità da apprezzare.
Secondo uno studio internazionale “Frankly, we do give a damn: The relationship between profanity and honesty” – che riunisce ricercatori delle università di Hong Kong, Stanford, Cambridge e Maastricht – c’è una sorprendente connessione tra il linguaggio irriverente e l’onesta di una persona. Generalmente, chi è solito dire parolacce, utilizzare termini volgari, lasciarsi andare a offese non proprio simpatiche, è più onesto e meno incline alla menzongna degli altri.
Sembra una stranezza, ma si tratta di una interessante conclusione a cui un team di ricercatori è arrivato, dopo aver analizzato il rapporto tra onestà e linguaggio colorito basandosi su tre fattori: il livello individuale, il linguaggio usato sui social network, e infine il livello sociale. Dalla commistione di questi fattori e dai risultati forniti, la nostra considerazione sulle parolacce e sulle persone che le utilizzano potrebbe cambiare.
Utilizzare parolacce ed espressioni non proprio gentili, si sa, è spesso liberatorio. Talvolta, secondo alcuni studi, utilizzare questo tipo di linguaggio può rappresentare un bene per la salute delle persone. Non trattenersi dall’esprimere un’insofferenza, di qualsiasi genere essa sia, può essere infatti un modo per sfogarsi e ritrovare la calma. Anche nelle situazioni di dolore fisico è stato dimostrato che imprecare aiuta a distrarsi e quindi a sentire meno male.
Al di là dell’effetto benefico e liberatorio per la nostra persona, però, questo nuovo studio dimostra come gli effetti positivi possano riversarsi anche sugli altri e sulla considerazione che essi hanno di noi. Secondo uno degli autori dello studio, infatti, il motivo principale della connessione onestà-parolacce risiede nel fatto che chi filtra il linguaggio, quasi sicuramente filtrerà anche i contenuti. “Anziché dire ciò che pensi, dirai ciò che gli altri vogliono sentire. Chi non frena la lingua, e impreca, dice davvero ciò che pensa e, dal suo punto di vista, è più sincero”, sostiene David Stilwell in una dichiarazione a Independent.
La ricerca internazionale, per quanto bizzarra, ha ottenuto parecchi consenti ed risultata piuttosto autorevole: presto verrà pubblicata sulla rivista scientifica Psychological and Personality Science.
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