Il Censis lancia un allarme chiaro: entro il 2050 5,7 milioni di giovani saranno a rischio povertà.
Carriere “a singhiozzo”, vita da precari e stipendi miseri: Neet e Millennials rischiano di diventare le nuove generazioni perdute. Sono 5,7 milioni i giovani ingabbiati in lavoretti poco remunerativi e senza stimoli, per loro le previsioni per il futuro non sono delle migliori.
È un focus Censis Confcooperative ad analizzare l’andamento del fenomeno e a condurre previsioni sul futuro di un’ampia fetta di popolazione: sono oltre 3 milioni di Neet (18-35 anni) ad aver rinunciato ad ogni tipo di prospettiva futura a causa della mancanza di lavoro, e più 2,7 milioni di lavoratori si trovano attualmente intrappolati in attività lavorative che pregiudicano le aspettative di reddito e crescita a livello professionale. Come se non bastasse, perfino parlare di pensioni risulta quasi impossibile: se si mette a confronto la pensione di un padre e quella prevedibile del figlio, tra queste si può già riscontrare un divario del 14,6%.
L’Italia, come sempre, si divide in due, le differenze tra Nord e Sud sono molte: 1,1 milioni di questi giovani infatti si trovano nelle regioni meridionali, ed in particolare 700mila di questi sono concentrati in due regioni: Sicilia e Campania. Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, definisce il fenomeno come una vera e propria “bomba sociale”, e intende richiamare l’attenzione nazionale verso il critico fenomeno che collega lavoro e povertà, nella speranza di bloccare o quantomeno arginare un fenomeno che, se lasciato incontrollato, rischia di aumentare in maniera allarmante il numero di nuovi poveri.
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