Università e dress code: a Torino un professore detta legge in materia di abbigliamento. Ecco cosa bisogna "evitare" di indossare, a suo parere, in nome del decoro.
Il professor Pier Marco Ferraresi non ha lasciato spazio a obiezioni. All’Università non bisogna presentarsi in infradito, bermuda o jeans strappati.
Questo è ciò che ha scritto in modo perentorio in una delle sue slide durante la prima lezione del suo corso di Microeconomia C, obbligatorio per gli iscritti al primo anno del corso di laurea in Economia Aziendale. Quello del professore non è un semplice invito: chi non rispetterà il suo dress code non sarà ammesso alle lezioni, agli esami o nel suo ufficio.
Numerose sono state le reazioni a tutto ciò: alcuni studenti pensano sia legittimo, altri non sono d’accordo, ma pensano di attenersi a ciò che ha detto il professore. Altri invece sostengono che il docente non possa assolutamente dare ordini di questo tipo, vedendoli come una restrizione, una limitazione della propria libertà. Molte sono, infatti, le associazioni studentesche che promettono di mobilitarsi contro quella che hanno definito una forma di autoritarismo e abuso di potere.
La domanda che aleggia nell’ateneo è proprio questa: bisogna regolare severamente l’abbigliamento degli studenti, o ognuno dovrebbe essere libero di vestirsi come vuole, pur rispettando delle basilari regole di decoro? Resta da vedere se il prof. Ferraresi sarà imitato da altri atenei italiani.
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