Per il secondo anno consecutivo, il movimento internazionale femminista “Non Una Di Meno” – che ha dato vita a quella che potrebbe essere definita una nuova ondata femminista – si mobilita per uno sciopero globale: giovedì 8 marzo 2018, una serie di iniziative, manifestazioni e proteste avranno luogo in ben 70 Paesi diversi, tra questi presente anche la città di Catania.
Dopo le connotazioni sociali e politiche assunte dallo scorso anno, il movimento domani scenderà di nuovo in campo, riunendo stavolta anche le moltissime voci del #MeToo, la campagna contro le molestie sessuali diventata virale sul web, che per l’occasione confluiranno nella collettività del #Wetoogether! contro il rifiuto della violenza di genere, una violenza multiforme che coinvolge ogni ambito della quotidianità e che indossa diverse maschere: precarietà, ricatti e discriminazioni all’università e sul lavoro, gerarchie sessuali e ruoli sociali imposti.
L’originalità dell’iniziativa, esattamente come lo scorso anno, risiede nella pratica concreta dello sciopero, uno sciopero non solo dal lavoro tradizionale (ovvero quello produttivo) ma anche da quello riproduttivo che mira a rendere finalmente visibile il lavoro invisibile e svalutato delle donne e a bloccare la macchina produttiva della società. Le rivendicazioni del movimento, infatti, lungi dall’essere astratte o meramente simboliche, sono chiare e concrete: assieme alla libertà di scegliere sul proprio corpo e sulla propria vita, si richiede un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale.
Anche quest’anno, la città di Catania (con una rete composta dal Centro Antiviolenza Thamaia, Centro Studi di Genere GENUS Unict, RivoltaPagina Collettiva femminista, CanaglieCatanesi Collettiva femminista, Associazione Queers, Coordinamento Universitario, LINK – Studenti Indipendenti Chiese Battista e Valdese, LILA Catania Sindacato USB, e singole soggettività) non si fa trovare impreparata.
Dopo un’assemblea organizzativa svoltasi la settimana scorsa presso l’aula Stefania Noce dell’ex-monastero dei Benedettini, per la giornata di domani sono previste una serie di iniziative che coinvolgeranno vari punti della città: dalle ore 10:30 alle 13 avrà luogo un sit-in del Centro Antiviolenza Thamaia in piazza Università; e dalle 16:30 prenderà il via un grande corteo che, da piazza Roma, attraverserà la città con una serie di iniziative e performance dei vari gruppi aderenti.
La protesta, però, sembra già essere cominciata: la città etnea si è svegliata ieri infatti con una serie di striscioni affissi, nella notte tra il 5 e il 6 marzo, dalle studentesse dell’Università di Catania. Già impegnate da tempo con moltissime iniziative quali assemblee nelle scuole, aperitivi tematici con discussioni e una mostra fotografica all’interno del Monastero de Benedettini, hanno invaso le strade della città per riappropriarsi dello spazio pubblico.
Lo scopo principale di questo gesto, che trova piena espressione nello slogan di NUDM “Le strade sicure le fanno le donne che le attraversano”, è quello di contrastare le infinite campagne mediatiche fasciste e razziste, soprattutto in riferimento alle recenti elezioni politiche del 4 marzo, in cui i corpi delle donne sono stati strumentalizzati per giustificare politiche contro migranti, e alla volontà di rivendicare la libertà di muoversi per le strade della propria città.
“Mentre i luoghi comuni e la cultura patriarcale vogliono dipingere le donne come vittime e oggetti deboli, noi rivendichiamo il diritto di girare da sole per strada durante la notte, perché il sessismo va combattuto a partire dall’autodeterminazione”, dichiara Ludovica Intelisano, studentessa di Scienze della formazione, a Live Unict. “Dobbiamo sentirci libere e forti, non dobbiamo farci limitare da chi vuole spaventarci e renderci succubi. Vogliamo ‘riprenderci la notte’!”