L’università italiana perde sempre più professori e ricercatori. Sono questi gli ultimi dati, forniti dal ministero, sul personale accademico dei nostri atenei: in sette anni, rispetto al biennio 2010/2011, c’è stato un calo del 7,9% registrato nel 2016/2017. Al contrario, sono aumentati gli associati che sono il 16,7% in più, i titolari di assegni di ricerca e gli studiosi precari con contratti rinnovabili fino a quattro anni che sono cresciuti del 6,4%.
In particolare, questa diminuzione riguarda i professori (-7,9%), i collaboratori linguistici (-7,8%) e il personale tecnico amministrativo (-7,5% a tempo indeterminato; -13,8% a tempo determinato), a cui si aggiungono 25.770 docenti, non di ruolo, titolari di contratti di insegnamento nei corsi universitari.
A questi dati sul personale docente delle università della nostra penisola, si aggiungono altri dati sconfortanti sulle donne e sull’età media dei docenti. Per quanto riguarda le disparità di genere, infatti, è stato riscontrato che la maggior parte di docenti e ricercatori sono uomini: solo il 40% sono donne. Una percentuale che, invece, aumenta in ambito tecnico-amministrativo in cui le donne rappresentano quasi il 60%. La presenza femminile, poi, diminuisce ulteriormente se guardiamo ai vertici delle università. Sull’età media dei docenti, inoltre, i dati dimostrano che questa si aggira intorno ai 52 anni. In particolare, 59 per i professori ordinari, 52 per gli associati, 47 per i ricercatori.