I dati della FLC CGIL sull’università e di Svimez e Bankitalia non lasciano dubbi: il sud è sempre più povero di studenti, che preferiscono trasferirsi al nord per ragioni legate alle prospettive d’impiego. Tuttavia emerge anche la qualità degli atenei del sud nei dati Miur.
Si è conclusa ieri a Cosenza, presso l’ateneo della Calabria di Arcavacata, l’Assemblea nazionale della FLC CGIL (Federazione lavoratori della conoscenza) sull’Università. L’occasione ha permesso a Francesco Sinopoli, segretario generale FLC CGIL, di esporre la sua analisi sulle condizioni in cui versano le università del sud Italia.
In particolare, il segretario sottolinea la profonda frattura apertasi fra atenei del nord e quelli del sud, dovuta non soltanto al crescente peso della tassazione universitaria, ma anche dal sistema di valutazione dell’Anvur (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca). A dire del FLC CGIL “uno sciagurato sistema di valutazione” che “ha premiato università già ricche e potenti, e ha devastato quelle del sud, con l’effetto di una migrazione intellettuale di massa da sud a nord che ricorda gli anni Sessanta e Settanta”. Ciò rappresenta il freno per le università meridionali, che vede gran parte dei giovani immigrare al nord per ragioni di studio e non fare più ritorno al Mezzogiorno.
I dati di Svimez dello scorso novembre (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) e di Bankitalia di fine 2016 sembrerebbero avvallare questa tesi. Stando a Svimez in quindici anni il Sud Italia ha visto trasferisti al nord duecentomila laureati e spostare dunque risorse per circa trenta miliardi di euro. Il calcolo si basa sul costo medio necessario per sostenere un percorso d’istruzione superiore. Secondo Bankitalia (dati sulle economie generali) nell’anno accademico 2015-16 un quarto degli immatricolati si è iscritto in un ateneo del Centro nord. L’aliquota sale se si considerano anche le iscrizioni al primo anno della laurea specialistica: un costume diffuso che porta gli studenti ad iscriversi in atenei oltre lo Stretto dopo aver conseguito una laurea triennale nella regione di origine.
Se da un lato sono tanti i giovani “costretti” a trasferirsi al Nord Italia o all’estero per ragioni di opportunità occupazionali, e anche vero che i dati Anvur registrano anche diverse università del Sud Italia fra quelle d’eccellenza, fra cui spiccano Napoli e Catania, quest’ultima con la facoltà di Giurisprudenza.
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