158 anni fa, esattamente il 24 novembre 1859, veniva pubblicato per la prima volta in Inghilterra L’origine delle specie, di Charles Darwin, opera nella quale il naturalista britannico illustrava come la selezione naturale fosse la chiave per l’evoluzione di una specie.
L’opera è stata riassunta dal biologo Ernst Mayr in pochi punti chiave, evidenziando come le specie sono dotate di una grande fertilità se producono numerosi discendenti che raggiungono lo stadio adulto o che la popolazione e le risorse sono spesso stabili, ma talvolta soggette a fluttuazioni che porterebbero a un’inevitabile lotta per la sopravvivenza.
Ampiamente criticata da chi non credeva alle teorie sull’evoluzione biologica, aggrappandosi al creazionismo promosso da secoli dalla Bibbia, fu al centro delle discussioni sulle implicazioni morali, sociali e religiose di gran parte dei suoi detrattori.
Fu invece accolta con entusiasmo dal grande pubblico dei non addetti ai lavori, agevolati dal basso costo (15 scellini per la prima edizione, per poi arrivare ad almeno metà della cifra per le successive), tanto da permetterne anche la diffusione all’estero in breve tempo. La vendita del manoscritto negli Stati Uniti fu il primo passo verso le successive edizioni tradotte; ma fu proprio quest’ultima categoria a preoccupare Darwin, in quanto scettico sulle intenzioni dei traduttori, tanto da spingerlo a trascorrere gli ultimi anni della sua vita a trovare candidati che rispondessero ai suoi canoni.
Sebbene sia stato dimostrato come l’opera di Darwin presentasse delle imprecisioni, corrette dai successivi studi genetici, il Darwinismo ha cambiato per sempre la concezione umana della vita e delle sue origini.