È successo stamane a Villa Cerami, dove un gruppo di studenti ha protestato sigillando simbolicamente la stanza del prof. Francesco Randazzo, ordinario di Diritto tributario presso l’Università di Catania e indagato per la querelle “concorsi truccati” partita da Firenze.
Non cenna a placarsi la bufera nelle università italiane per l’operazione “Chiamata alle Armi”, che ha portato all’arresto di 7 docenti universitari per concorsi truccati. In totale sono circa 59 i protagonisti delle indagini tra cui, com’è noto da qualche settimana, anche il prof. Francesco Randazzo dell’Università degli Studi di Catania.
Stamane, una ventina di studenti ha voluto simbolicamente negare l’accesso presso lo studio del docente di Diritto tributario, comunque non presente in quel momento, ponendo del nastro di plastica e una grande X nera sulla porta. Obiettivo di protesta, secondo quanto appreso, era quello di non seppellire la notizia, finita quasi nel dimenticatoio mezzo stampa dopo qualche giorno, e di invocare a gran voce l’intervento dell’ateneo catanese nel dare un giudizio sull’accaduto e di prendere una posizione a riguardo.
Al momento, effettivamente, tutto tace dai piani alti di piazza Università, fermo restando, ed è bene sottolinearlo, che il prof. Randazzo si trova indagato, e non condannato, nell’inchiesta del pm Paolo Barlucchi; infatti, per lui al momento non è stata presa nessuna misura cautelare da parte della magistratura, in attesa di conoscere novità sugli interrogatori e sulla delicata vicenda sollevata.
Tra gli indagati, attualmente, ci sono anche altri docenti siciliani: Andrea Colli Vignarelli, ordinario di Scienze politiche all’Università di Messina; Alessandro Filippo Cimino, associato di Diritto tributario all’Università Kore di Enna. Ma anche tre docenti palermitani: Daniela Mazzagreco, associato di Giurisprudenza; Maria Concetta Parlato, ricercatrice in Scienze Politiche; Salvatore Sammartino, docente di Giurisprudenza.
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