Due ricercatori italiani all’Università di Chicago hanno condotto uno studio per scoprire il grado di nepotismo negli atenei dei maggiori paesi europei e del mondo. Ciò che è emerso non fa onore agli atenei italiani: il fenomeno del nepotismo, anche se ridotto rispetto al passato, persiste ancora in determinate facoltà.
Una ricerca condotta dagli italiani Jacopo Grilli e Stefano Allesina, dell’università americana di Chicago e pubblicata sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas) sul fenomeno del nepotismo nelle università dei maggiori paesi europei e non solo, ha confermato ancora una volta il record negativo degli atenei italiani.
La ricerca, che aggiorna una precedente indagine del 2011, ha, infatti, rivelato che nella classifica del nepotismo nelle università l’Italia supera di gran lunga Francia e Stati Uniti. Analizzando cognomi e informazioni geografiche relativi a oltre 133.000 ricercatori, i due ricercatori hanno contato per ciascun dipartimento degli atenei oggetto di studio il numero di cognomi ripetuti. Mentre in Francia, il numero di cognomi ripetuti è spiegato dalla distribuzione geografica, e negli Stati Uniti da una immigrazione specifica in alcuni settori scientifici, in Italia, anche tenuto conto di questi fattori, per alcune discipline e per alcune regioni sono state verificate delle anomalie, che da studi maggiormente approfonditi appaiono compatibili con assunzioni nepotistiche.
Stando ai dati italiani riguardanti gli anni 2000, 2005, 2010 e 2015 , tali assunzioni nepotistiche riguarderebbero Campania, Puglia e Sicilia nel 2015. Allo stesso tempo negli anni precedenti si osservano tali condizioni anche in Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Lombardia, Toscana, Sardegna. Per quanto riguarda le facoltà,invece, è stato stimato che nel 2015 le anomalie sono più evidenti per Chimica e Medicina, mentre in precedenza anche per Legge, Ingegneria, Biologia, Economia e Agraria.
Dallo studio è emerso che il nepotismo nelle università italiane sembra essersi ridotto dal 2000 a oggi, e che il fenomeno era in calo già in precedenza, prima della riforma Gelmini del 2010, la quale proibisce di assumere parenti dei docenti, suggerendo che la diminuzione osservata sia piuttosto dovuta ai pensionamenti e alla riduzione delle assunzioni.