Gli insegnanti sono senza alcun dubbio il cuore dell’istruzione scolastica; in Italia però ultimamente si sta verificando un problema sempre più persistente: la scuola è diventata troppo vecchia, giacché gli insegnanti hanno un’età troppo avanzata. L’eterogeneità che in una scuola permette equilibrio nel rapporto con gli studenti, dunque, ne risulta compromessa.
Costituiscono appena il 2% gli insegnanti di ruolo con meno di 34 anni, dal momento che la maggior parte dei neolaureati non trova lavoro subito ed è costretta ad alcuni periodi di supplenze e di mesi di precariato; sono il 40%, 291.808, i docenti che hanno più di 54 anni mentre il 37% ha tra i 45 e i 54 anni. L’età media inoltre si sposta sempre di più, sfiorando oramai i 50 anni. Il divario generazionale aumenta poi se ci si sposta nel sud Italia: in Calabria ad esempio i docenti con più di 54 anni sono il 51% del totale. Tra le città in cui insegnano i professori più grandi troviamo Napoli, Salerno, Bari, Palermo e Catania. Alle superiori, nel sud Italia, gli insegnanti con meno di 34 anni sono appena l’1%. Accanto al problema dell’età infine c’è quello del sesso: appena il 17% degli insegnanti è costituito da uomini, il resto è un’ingente comunità femminile; circa 126.000 uomini contro circa 600.000 donne.
Con il nuovo percorso abilitativo del FIT, che se superato permetterebbe di accedere subito alla sospirata cattedra, il Ministero spera di svecchiare la scuola perché così diminuirebbero gli anni di precariato. Tuttavia ad alcuni il percorso sembra troppo lungo per un fine così ambizioso.