Scuole aperte anche d’estate: la ministra Fedeli annuncia il piano per rivoluzionare il sistema scolastico, ma scoppiano polemiche tra insegnanti e i genitori.
Scuole aperte anche durante l’estate? Suona alquanto bizzarro, ma la ministra Valeria Fedeli sta pensando ad un piano, sul quale dei tecnici stanno già lavorando, per rivoluzionare il sistema scolastico. Pare, infatti, che siano moltissimi i genitori ad aver chiesto “aiuto” alla ministra che ha deciso di provare a soddisfare le loro richieste.
Le polemiche, manco a dirlo, sono subito scoppiate. I primi a rivoltarsi contro questo provvedimento sono stati i docenti che, tramite i loro sindacati, hanno subito chiarito la loro posizione. Pino Turi, segretario generale della Uil scuola, a La Stampa ha dichiarato: “Dal mio punto di vista la scuola non è un servizio assistenziale e sociale ma una funzione dello Stato molto precisa che attiene alla formazione degli studenti. La scuola forma i bambini, non li assiste”.
La ministra Fedeli, però, ha subito subito chiarito: il provvedimento non riguarderà affatto i professori. Non si tratterebbe, infatti, di fare lezione in estate – almeno per il momento – ma di incentivare attività con associazioni o altri soggetti esterni che non includerebbero in maniera diretta docenti. Fare lezione, nella maggior parte della nostra penisola, infatti, durante i mesi estivi sarebbe impossibile per via delle alte temperature e della mancanza di strutture adatte.
Le polemiche sembrano arrivare anche da una fetta di genitori preoccupata del fatto che la scuola possa diventare un “parcheggio”, come fa sapere, a La Stampa, la presidente dell’Associazione italiana genitori (Age), Rosaria Danna. Pare che molte scuole, però, stiano già facendo di tutto per restare aperte in estate, aderendo ad una serie di progetti promossi dai comuni o dal Miur. E non sembra una novità di quest’anno: lo scorso anno, infatti, il Miur ha investito 10 milioni di euro nel progetto “Scuola al centro”, dando la possibilità a circa 400 scuole di rimanere aperte in quattro grandi città italiane (Palermo, Napoli, Roma, Milano) ad alto rischio di dispersione scolastica. Il progetto, tra l’altro, è andato avanti ed è stato esteso a tutta la penisola: lo scorso autunno sono stati previsti fondi per 240 milioni di euro per attività pomeridiane in circa 6mila scuole per fronteggiare il fenomeno della dispersione scolastica. Purtroppo, quei fondi non sono ancora stati stanziati e le scuole che ne hanno fatto richiesta non hanno avuto un centesimo.
I buoni propositi, dunque, ci sono tutti. Sulla pratica c’è ancora tanta strada da fare. La Ministra, infatti, fa sapere che le priorità, al momento, sono ben altre: i nuovi progetti sono in cantiere, ma ci sarà ancora da attendere per vederne l’attuazione.