Dalla scuola superiore all’università, le donne risultano più brillanti degli uomini, ma il divario in termini occupazionali, contrattuali e retributivi rimane fortissimo.
A confermarlo sono due indagini, AlmaDiploma e AlmaLaurea, che presentano i numeri raccolti nel Rapporto 2016 sul profilo dei diplomati e nel Rapporto 2016 sul profilo degli universitari condotti da AlmaLaurea dell’Università di Bologna. Indagini i cui dati confermano “un differenziale a favore dei maschi che non diminuisce con il passare del tempo e permane anche quando le donne intraprendono percorsi disciplinari che offrono maggiori chance occupazionali o dove sono storicamente più presenti”.
Eppure sembra proprio che le ragazze ottengano migliori risultati già a partire dalla scuola media. Il Rapporto 2016 sul Profilo dei diplomati conferma infatti che, fin dalla scuola media inferiore, il 38% delle ragazze contro il 29% dei ragazzi ottiene 9 su 10. Anche alle superiori le ragazze raggiungono ottimi risultati: il voto medio di diploma è rispettivamente 78,3 su cento per le ragazze contro 75,2 dei ragazzi. Il 39% dedica allo studio e ai compiti a casa più di 15 ore settimanali contro il 16% dei maschi. Inoltre, le ragazze che fanno esperienze a livello internazionale sarebbero il 41% contro il 28% dei maschi. Anche nell’ambito dei percorsi formativi linguistici e degli attestati, i numeri sono a favore delle ragazze: 37% contro il 28% dei ragazzi. Infine, pare che le ragazze siano maggiormente interessate a proseguire gli studi soprattutto con l’università: 75% contro il 61%.
Arrivate all’università, i risultati delle donne sono, ancora una volta, migliori rispetto a quelli dei colleghi uomini, sia in termini di regolarità negli studi e di voti. Il 48% delle donne si laurea in corso contro il 44% dei maschi mentre il voto medio di laurea è pari a 103,2 su 110 per le prime e a 101,1 per i secondi. Tra l’altro, le laureate provengono in misura maggiore da contesti familiari meno favoriti sia dal punto di vista culturale che socio-economico e per questo sarebbe maggiore la percentuale di chi ha usufruito di borse di studio: il 24% contro il 19% dei maschi.
Paradossalmente e nonostante questi dati, però, le donne continuano ad essere penalizzate sul mercato del lavoro. Il Rapporto 2016 sulla condizione occupazionale dei laureati dimostra che tra i laureati magistrali, a cinque anni dal conseguimento del titolo, le differenze di genere sono significative: lavorano 80 donne e 90 uomini su cento. E, a 10 anni dal titolo, il lavoro stabile diventa una prerogativa tutta maschile: gli occupati sarebbero il 78% e le occupate il 67% delle . In particolare, ha un contratto a tempo indeterminato il 48% delle donne rispetto al 58% degli uomini.
Le differenze di genere si confermano anche dal punto di vista retributivo. Tra i laureati magistrali che a cinque anni lavorano a tempo pieno emerge che il differenziale è pari al 20% a favore dei maschi: 1.624 euro contro 1.354 euro delle colleghe. A tutto ciò si aggiunge il fattore figli che acuisce il divario. Il differenziale occupazionale a cinque anni dalla laurea sale a 28 punti percentuali tra quanti hanno prole: isolando quanti non lavoravano alla laurea, il tasso di occupazione è pari all’88% tra gli uomini, contro il 60% delle laureate. Anche nel confronto tra laureate, chi ha figli risulta penalizzata: a cinque anni dal titolo lavora il 79% delle laureate senza prole e il 60% di quelle con figli. Tra i laureati con figli, infatti, il differenziale retributivo sale al 32%, sempre a favore degli uomini che percepiscono 1.754 euro contro i 1.331 delle colleghe.
In breve, quindi, il divario tra uomini e donne in ambito lavorativo è ancora oggi fortissimo, a dispetto del fatto che durante il loro percorso formativo le donne registrino risultati nettamente migliori.
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