L’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha condotto tre ricerche che hanno avuto come oggetto lo studio e la comprensione degli elementi di origine vulcanica disciolti nelle acque. Si è scoperto che questi elementi presentano molteplici proprietà benefiche implementate appunto dall’incessante attività del vulcano.
L’Etna infatti modifica le acque rendendole speciali attraverso 3 meccanismi: i gas che stanno sopra l’Etna influenzano la componente chimica di piogge e neve; le rocce rilasciano grandi quantità di metalli ed infine i gas inerti si disciolgono nelle acque. Secondo Marcello Liotta, ricercatore INGV di Palermo, le falde acquifere dell’Etna sono molto importanti e caratteristiche, dalla natura ancora sconsciuta e quasi uno “scrigno di segreti“. Un aiuto fondamentale per questo tipo di studio proviene senza dubbio dalla geochimica, che studia la distribuzione e il comportamento degli elementi che compongono la superficie terrestre.
I gas acidi rilasciati dal cratere vulcanico influenzano le piogge rendendole acide, ma tale acidità è contrastata dalla natura basaltica delle rocce che compongono l’edificio vulcanico. Questi gas raggiungono la falda acquifera attraverso alcune discontinuità tettoniche, secondo il primo ricercatore Antonio Paonita, disciogliendosi poi in essa e percorrendo le fiancate dell’Etna. Le zone di incontro tra i gas e la falda acquifera vengono individuate grazie allo studio di acqua proveniente da pozzi e sorgenti. Lo studio di queste sorgenti ha inoltre individuato, grazie alla composizione isotopica dello stronzio, la presenza ridotta di piccole composizioni ipersaline che risalgono insieme ai gas.
Ma quali benefici si possono trarre da questo tipo di acqua? La ricerca non è ancora approdata ad una risposta sicura. Indubbiamente però le acque della Sicilia orientale risultano particolarissime per la presenza di questi gas e di questi elementi, la cui analisi apporterà ulteriori risultati.