Si risveglia dopo 3 anni di coma: al cinema la storia del catanese Salvatore Crisafulli

“La voce negli occhi”, un film documentario sulla storia e vicenda del catanese Salvatore Crisafulli, un uomo il quale, nonostante i pareri dei medici lo ritenessero impossibile, si risvegliò dopo tre anni dallo stato vegetativo permanente. 

Un film volto a denunciare la cattiva assistenza e lo scarso interesse delle istituzioni italiane per questo genere di problematiche e a sensibilizzare l’opinione pubblica verso la campagna del fratello di Salvatore, Pietro Crisafulli, in direzione della realizzazione di una casa risvegli in Sicilia, attraverso l’associazione Sicilia Risvegli Onlus. Girato in Sicilia e recitato in dialetto catanese, su regia di Rosario Neri, il film è tratto da una storia vera e realizzato con l’attiva collaborazione di attori professionisti e non, tra i quali lo stesso fratello Pietro nel ruolo di se stesso.

Il film, come conferma una delle attrici, Maria Maugeri, nel ruolo di Mamma Angela, è stato progettato sulla base delle memorie lasciate da Salvatore, che nell’ultimo periodo della sua vita poteva comunicare grazie all’ausilio di un computer. A partire da questo memoriale, dal quale è stato prima tratto il libro “Con gli occhi sbarrati”, è stato possibile ricostruire l’itinerario delle emozioni di Salvatore, il quale nonostante non potesse comunicare, era cosciente di quello che succedeva attorno a lui.

Scene drammatiche, che hanno lo scopo di toccare lo spettatore e sensibilizzarlo verso il dramma vissuto dai familiari di Salvatore, si alternano ad altre sull’infanzia dei due fratelli Crisafulli legatissimi da profondo affetto, vissuti in collegio a causa della poco abbiente condizione economica familiare. Si ripercorre nel film, dunque, la vita sin da bambino di Salvatore, interpretato da Carmelo De Luca, passando attraverso il racconto del suo matrimonio con Virginia, la cui attrice è Agata Reale, fino al giorno dell’incidente e alla tragedia che colpisce sia lui che la famiglia.

Finalità del film è la denuncia. Denuncia verso la mancanza di assistenza e le carenze in ambito sanitario riguardo a questa tipologia di problematiche e a questa categoria di malati. Mamma Angela e il fratello Pietro, che sempre sono stati accanto a Salvatore, hanno peregrinato a lungo presso vari ospedali e medici, molti dei quali hanno spesso dichiarato lo stato di incoscienza di Salvatore. La Mamma Angela, tuttavia, non si è mai arresa ed ha sempre creduto che il figlio in realtà fosse cosciente, proprio grazie ai movimenti degli occhi, che i medici scambiavano per movimenti involontari.

“Atroce recitare il ruolo di Mamma Angela – ci racconta l‘attrice Maria Maugeri – Ho cominciato a pensare, non appena sono iniziate le riprese, che quel figlio là sul letto potesse essere davvero il mio. Ho pensato a quello che avrei potuto fare in una situazione del genere, al dramma che si sarebbe scatenato in me. Io spero di essere riuscita nell’intento di rendere l’amore e la disperazione di una madre nel vedere un figlio in quelle condizioni, soprattutto – continua ancora la Maugeri – nel momento in cui una madre capisce perfettamente come il figlio possa essere cosciente di fronte ai propri baci e carezze, mentre i medici di tutta Italia ne dichiarano l’incoscienza e l’impossibilità di risolvere la situazione.”

Inoltre, il film è volto a mobilitare le istituzioni alla realizzazione del progetto di Pietro Crisafulli, divenuto presidente dell’associazione Sicilia Risvegli Onlus. Il piano prevede una casa risvegli in Sicilia, che possa permettere il ricovero di questa categoria di persone e l’alloggio alle famiglie che devono assisterli, onde evitare lo spostamento verso terre lontane dalla propria.

Maria Maugeri e Pietro Crisafulli dichiarano energicamente il bisogno di portare avanti la ricerca sanitaria in questo campo e nel fornire le giuste cure sanitarie ad ammalati nel genere, ovviamente prima che ciò sia troppo tardi. Infatti, Salvatore Crisafulli, come si ricorda anche nel film, è deceduto nel febbraio 2013, mentre si attendeva una risposta dal Tribunale di Catania ad essere sottoposto ad una cura con cellule staminali.

Roberta Costanzo

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