Piercamillo Davigo, presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), durante la presentazione del suo libro a Bologna “La tua giustizia non è la mia. Dialogo fra due magistrati in perenne disaccordo”, scritto a quattro mani con l’amico Gherardo Colombo, afferma la necessità di introdurre il numero chiuso nelle facoltà di Giurisprudenza per far funzionare meglio la giustizia in Italia.
“Serve una massiccia depenalizzazione – spiega Davigo – ma bisogna disincentivare chi fa girare a vuoto la macchina della giustizia. Se dimezzassimo il numero dei processi, si dimezzerebbe anche l’onorario degli avvocati: la politica non è riuscita ad avere ragione della lobby dei tassisti, figuriamoci con gli avvocati. Un terzo degli avvocati dell’Unione Europea sono italiani e oggi il 92% dei laureati in Giurisprudenza, visto che la pubblica amministrazione non assume da venti anni e che nelle aziende private ci sono sempre meno sbocchi per i giuristi, diventano avvocati”.
La presentazione del libro a Bologna è stata un successo per Davigo e Colombo anche perché hanno ripercorso assieme la carriera in magistratura, ma durante la serata sono intervenuti su temi fondamentali della giustizia italiana esprimendo punti di vista differenti.
“Gli esseri umani – ha detto Davigo – agiscono in base alle loro convenienze e in Italia rispettare la legge non conviene. È vero che all’estero si rispettano di più le regole perché le persone sono più educate. Ma forse lo sono perché sono state educate a forza di sberle”. Una posizione contestata da Colombo, che ormai da anni ha lasciato la magistratura. “Condividiamo – ha detto, riferendosi a Davigo – il fatto che la giustizia funzioni male e potrebbe funzionare meglio. Ci divide lo scopo: secondo Davigo la giustizia dovrebbe essere repressiva, io credo che dovrebbe essere inclusiva, dovrebbe cioè far sì che le persone siano recuperate a vivere positivamente con gli altri”.
Il vero gap, secondo Davigo, è che la politica si fa trascinare dalla lobby degli avvocati e non riesce ad incidere. Gli avvocati hanno replicato affermando che la vera lobby forse è quella dei magistrati. Eppure l’ultima riforma forense è stata voluta esplicitamente dal Cnf (Consiglio Nazionale Forense) e dagli Ordini degli avvocati.
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