“Si tratta di cifre molto care, ma finalmente in calo, rispetto a quelle del 2015 che hanno subito una leggera flessione, in considerazione del fatto che alcuni atenei italiani hanno modificato i metodi di calcolo delle tasse o innalzato i limiti di reddito entro i quali è possibile usufruire di particolari agevolazioni economiche“, spiega l’indagine.
Le Università del Nord continuano a presentare delle rette più alte rispetto a quelle degli altri atenei italiani. Ad esempio, considerando la prima fascia di reddito, i costi superano del +8,72% quelle delle Università del Sud e del +16,41% la media nazionale. L’ateneo più caro d’Italia, secondo le ultime stime, è quello di Verona che presenta una retta di circa 644 euro per le facoltà umanistiche e circa 698 euro per quelle scientifiche, per la I fascia reddituale. Al secondo posto, con relativa suddivisione, non presente in tutti gli atenei italiani, tra corsi di studio umanistici e scientifici, troviamo La Sapienza di Roma con rette di 588 euro e 619 euro rispettivamente.
“Le rette sono comunque elevate, così come permane il problema legato all’evasione fiscale – ha dichiarato il presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti –. In presenza di questo ‘fenomeno’, ancora molto diffuso nel nostro Paese, il metodo di calcolo degli importi in base al reddito dà luogo ad un vero e proprio paradosso, dove il figlio di un evasore può usufruire di agevolazioni di cui non ha bisogno, magari pagando meno del figlio di un operaio bisognoso. Insistiamo a ribadire ciò che chiediamo da anni: controlli capillari e sanzioni esemplari per evitare che i ‘furbetti’ usufruiscano abusivamente di fondi e contributi, togliendoli a chi ne ha realmente bisogno”.
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