Il rettore Giacomo Pignataro chiede il parere dirimente del Cga sul rinnovo degli organi dell’Università di Catania.
Il rettore Giacomo Pignataro interviene più diffusamente sulla sentenza n. 243/2016, pubblicata il 29 luglio scorso, avvertendo l’obbligo di esplicitare la breve dichiarazione secondo la quale il provvedimento del Cga era “oggetto di attenta valutazione per provvedere alla sua compiuta applicazione”. Un chiarimento necessario, secondo il rettore, “sia a seguito del modo dubitativo o parzialmente contraddittorio con cui la notizia è stata complessivamente riportata sui media, sia in conseguenza delle esternazioni di alcuni membri del corpo accademico”.
“Nel pieno rispetto delle norme e delle procedure, sempre perseguito nella mia qualità di rettore dell’Università di Catania, eletto per il sessennio 2013-2019, intendo fermamente ottemperare al dettato della sentenza con la quale il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana ha ordinato di avviare entro trenta giorni le procedure per la costituzione dei nuovi organi statutari dell’Ateneo. Proprio a tal fine, ho dato mandato di inoltrare in forma urgente istanza di chiarimenti ottemperativi presso il Cga, con l’unico obiettivo di garantire certezza, tempestività e univocità delle modalità applicative della sentenza stessa”.
“Se infatti – puntualizza il rettore – il richiamo alle norme di legge sulle conseguenze dell’emanazione dei nuovi Statuti degli atenei, che ha motivato la sentenza, ha chiara refluenza sul rinnovo degli Organi collegiali (peraltro già avviato nelle scorse settimane), quelle stesse norme prevedono che al momento dell’adozione dello Statuto il rettore rimanga in carica fino alla scadenza naturale del proprio mandato. La Legge 240/2010 (art.2, comma 9) ne fa chiara ed esplicita menzione”. Ecco perché, a suo avviso, è necessario un parere dirimente da parte dello stesso Cga, dicendosi “fiducioso che tale dubbio possa essere sciolto in pochissimi giorni”.
“L’attuale situazione di impasse – ricorda il prof. Pignataro – è l’effetto della scelta rovinosa, operata nel 2011 dalla precedente amministrazione, di procedere all’approvazione dello Statuto in aperto conflitto col Ministero, i cui rilievi sostanziali furono esplicitamente e pubblicamente elusi, come del resto evidenziato dalla stessa sentenza del Cga. L’amministrazione da me diretta ha invece operato repentinamente per sanare tale vulnus giuridico, concordando modifiche statutarie che hanno portato all’approvazione dello Statuto da parte del Ministero, come previsto dalla Legge 240/2010. Proprio chi aveva prodotto quel vulnus si è adesso appellato alla giustizia amministrativa per tentare di invalidare gli organi dell’Ateneo con effetti oggettivi sulla fisiologica vita gestionale dello stesso, ma soprattutto – ciò pare evidente – al fine di bloccare l’azione della mia amministrazione. Lascio ogni giudizio su tale atteggiamento a docenti, lavoratori e studenti, ma anche ai cittadini del nostro territorio. Ciascuno può farsi facilmente un’idea chiara dei comportamenti e delle scelte dei singoli”.
“Un rettore – conclude Pignataro – ha il dovere ineludibile di rappresentare l’interesse generale dell’Istituzione che lo ha investito dell’alto compito e non certo quello di una parte, di una consorteria o, peggio, di un gruppo di interessi. Ribadisco, pertanto, l’impegno a continuare l’azione di riforma e rilancio dell’Università di Catania – necessaria e improrogabile – che sta progressivamente risollevando le sue performances e alzando il tiro dei suoi obiettivi: dal rilancio della didattica e della ricerca all’internazionalizzazione; dalla trasparenza delle procedure amministrative alla riforma delle procedure di appalto, fino al monitoraggio del regime delle opere e dei servizi presenti e passati”.