Roma Tre – Parla il fratello di Maurilio Masi
Gli studi problematici, l’ansia e la frustrazione per quella facoltà tanto amata quanto odiata, la tensione per quella ultima possibilità che si era concesso. Maurilio Masi, il 26enne che ieri si è sparato di fronte l’Università di Roma Tre, era depresso. «Aveva dato solo tre esami dei ventotto ai quali si era iscritto, l’ultimo un anno fa. Era depresso per l’università, ma con me non si confidava», così parla il fratello Massimiliano, con cui Maurilio condivideva un appartamento in affitto.
La sua dedizione non dava i risultati sperati e così ha deciso di concedersi un’ultima chance, ma il suo esame di applicazioni industriali elettriche era andato male. Così Maurilio, collezionista di pistole, con una delle 13 regolarmente denunciate si è sparato di fronte i suoi compagni di corso. Quella mattina era regolarmente uscito di casa con la sua Ford Fiesta per recarsi all’esame, ma insieme ai libri e alle dispense aveva portato con se tutta la sua insoddisfazione concentrata in una Beretta Calibro 9.
Il ragazzo aveva già dato modo di constatare il suo disagio per quegli esami che non riusciva a superare. «Era arrabbiato, diceva che non riusciva a studiare – racconta il suo collega Carlos Temo – si lamentava che la facoltà era uno schifo, che ci metteva tre mesi a preparare un esame e poi non lo passava. Io gli ho detto di non preoccuparsi, che avrebbe recuperato alla prossima sessione. Ho anche riso ad un certo punto, credevo gli fosse passata e quindi sono andato a mensa». Poi la tragedia: <<sono uscito e ho visto il corpo>>.
I poliziotti del commissariato Colombo che indagano sul suicidio non escludono neanche la pista dell’omosessualità.