Tesi a 0,50 centesimi al “Mercatino delle Pulci” di Catania. Lo avevamo segnalato qualche giorno fa. Adesso arriva la replica: ecco le dichiarazioni, rilasciate a LiveUnict, da parte della prof.ssa Agata Ciavola, la relatrice delle tesi che erano in vendita.
“Qualche giorno fa è apparsa una foto, che mi è stata subito segnalata, di alcune tesi vendute al mercatino delle pulci di Catania, delle quali ero stata la relatrice, il cui prezzo, si dice, fosse di 50 centesimi. Sul momento ho pensato a qualche traffico illecito organizzato da sedicenti professionisti del plagio, ma poi dopo un’attenta verifica mi sono convinta che non fosse possibile.In effetti, erano tutte tesi solo a mio nome e di ragazzi, la cui identità ho, poi, riconosciuto, seri e scrupolosi.
Nessun falso, ma un furto. Le tesi erano tutte mie, e sono state trafugate da un magazzino in campagna di proprietà della mia famiglia, dove le avevo portate qualche mese fa, insieme a documenti personali, edizioni di libri ormai superate e codici, oltre ad altri oggetti, per sgomberare il mio garage.
Il fattore che si occupa della campagna, ieri mi ha difatti confermato che qualche settimana fa (ancora una volta) dei ladri avevano forzato il catenaccio e sottratto qualche utensile e ferro vecchio. Nessuno avrebbe mai notato della sparizione di alcuni pacchi, se non ci fosse stata questa incredibile vicenda.
In tutto questo, non mi colpisce il furto in sé, cui ormai siamo abituati, ma due cose. Anzitutto, la qualità della delinquenza catanese, sempre più disperata, in cui ci si accontenta anche di 50 centesimi per trarre profitto dalle proprie attività illecite. È così che il mercatino delle pulci si conferma sempre di più il luogo dove impunemente si smercia ciò che viene derubato in campagne, casolari e abitazioni.
Ma sopra ogni cosa, mi colpisce l’acrimonia registrata dagli studenti catanesi, tra i quali è per prima circolata la foto, nei confronti degli studenti dell’Università di Enna “Kore”. Ecco questo lo trovo incomprensibile: penso che in una comunità studentesca non ci debbano essere differenze, in quanto ogni ragazzo dovrebbe condividere un sentire comune, quello di investire sul proprio futuro, affinché la società possa essere migliore. La prima sensazione che ricevo è dunque di sconforto.
Abbandonarsi all’idea che il domani non potrà che essere peggio dell’oggi? La tentazione è forte, ma pervicacemente mi rifiuto. Lavoro con tanti giovani e mi auguro che ci sia ancora speranza di lavorare insieme senza pregiudizi”.
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