Oggi pomeriggio al Monastero dei Benedettini, in occasione del secondo incontro del laboratorio “Conoscere il mondo arabo-islamico” e soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti, il rettore dell’Ateneo catanese ha ricordato le vittime di Parigi, parlando anche della difficoltà di confrontarsi con una cultura differente. In tanti, tra cittadini e studenti, erano presenti per cercare di capire, partendo dall’approfondimento sulle parole chiave dell’Islam.
“Occorre continuare a lavorare per un’integrazione – spiega Pignataro – occorre fare di più e di meglio rispetto a quanto siamo riusciti a fare finora e lo dobbiamo fare nella chiarezza. La società integrata a cui aspiriamo non deve essere una massa informe e indistinta che finisce per ripudiare quell’identità europea che, attraverso una storia difficile, riconosce alcuni valori fondamentali: la libertà, il rispetto della dignità umana, la tolleranza e la democrazia”.
Il Rettore ha ricordato anche che molti studenti in questo momento si trovano in Erasmus a Parigi. Questi stessi studenti, appena pochi giorni fa, avevano lamentato l’indifferenza dell’Ateneo, che non si era premurato di sapere se stessero tutti bene e se avessero bisogno di qualcosa. Ai microfoni di Live UniCT, dopo aver chiesto come mai l’Ateneo non avesse tempestivamente contattato i ragazzi all’estero, il Rettore ha spiegato: “È successo tutto venerdì sera il sabato purtroppo gli uffici sono chiusi e non è stato facile avere immediatamente l’elenco delle persone. Avevamo però catturato tutti i loro messaggi su Facebook, che ci rassicuravano che stessero bene. Lunedì ho scritto a tutti e con alcuni ci siamo sentiti. Mi sono messo a loro disposizione, perché qualunque esigenza abbiano, anche nel caso in cui ciascuno di loro dovessse meditare di rientrare, cercheremo di risolvere tutti i problemi”.
E, proprio oggi, davanti alla sala gremita dell’Auditorium De Carlo, Pignataro ha letto la lettera di Agrippina Alessandra Novella, studentessa in Erasmus a Parigi e nostra collaboratrice, che ha deciso di non tornare in Italia: “Sognavo le luci di Parigi durante la notte, sognavo la Senna. Adesso è macchiata di rosso. Ancora una notte conoscerà lacrime e candele che sfuggono al vento autunnale. Non è fragilità. È amore. Non è fragilità. È speranza”.
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