Due anni senza “il Gallo”. Proprio in occasione dell’anniversario della morte del Don, il regista e produttore Cosimo Damiano Damato annuncia l’uscita a settembre, in collaborazione con la Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, del suo medio-metraggio sulla vita di Don Andrea Gallo (sceneggiatura di Erri De Luca, fotografia di Gianni Galantucci, produzione esecutiva di Tony Capa) e con la partecipazione di molti personaggi celebri: Vasco Rossi, Dario Fo, Francesco Guccini, Roberto Vecchioni, Stefano Benni, Piero Pelú, Caparezza, Raf, Claudio Bisio, Paolo Rossi, Dario Vergassola, Moni Ovadia, Antonella Ruggiero, Maurizio Landini, Don Luigi Ciotti, tutti accomunati dall’amicizia che li legava, e li lega, al prete di strada.
Il regista Damato stava già lavorando insieme a Don Andrea Gallo al canovaccio di quello che sarebbe stato uno spettacolo teatrale dal titolo Prima che il Gallo canti, in cui lo stesso Donga avrebbe commentato le canzoni dei cantautori italiani che affrontano temi a lui cari come il bisogno d’amore, gli umili, la strada, la solidarietà, la solitudine e la ricerca della luce. Ovviamente il lavoro fu sospeso a causa della scomparsa del Don, avvenuta il 22 maggio 2013.
Del progetto rimane, però, una straordinaria e commovente intervista, realizzata pochi giorni prima che il Gallo ci lasciasse. Ed è da qui che Damato riparte per dar vita alla sua pellicola in cui Don Gallo, il suo amato sigaro in mano, intraprende un viaggio nella spiritualità attraverso la musica d’autore italiana, con canzoni ispirate a temi sacri in cui si riversano dubbi esistenziali, preghiere laiche e da cui traspare la figura di un Dio uomo, un Dio più vicino all’uomo. Non a caso il volume a cui il prete ha lavorato fino all’ultimo è Sopra ogni cosa, un viaggio tra gli ultimi con 12 canzoni di Fabrizio De Andrè, che stimava molto e al quale era molto legato.
Il risultato vuole essere, e siamo certi lo sarà, un “testamento spirituale”, un film omaggio, un atto di affetto e amicizia, con Don Gallo e per Don Gallo, per dedicare quella giusta attenzione che, forse, in vita non ha avuto al prete degli umili, degli ultimi, al prete dei “diversi”, al prete di tutti quelli che dopo la sua morte si sentono più soli, faro e porto sicuro per la sua Comunità, per Genova e non solo, sempre e comunque.