Questa settimana per la rubrica Eccellenze Made in UniCT Giuliana Di Martino. Giuliana classe ’86, ha conseguito la laurea in fisica presso la Scuola Superiore di Catania (SSC), ha di recente concluso il dottorato di ricerca presso l’Imperial College a Londra ed attualmente è postdoctoral research associate all’Università di Cambridge. È stata nominata dall’APS “Woman Physicist of the Month” for Novembre 2014.
Perché ha deciso di volersi laureare in fisica? Cosa l’appassiona di più del suo lavoro?
La mia passione per la fisica nasce già dal liceo. Ricordo una delle prime lezioni del mio professore di fisica che con grande passione mi fece innamorare della natura, rimanendo, da allora in poi, costantemente affascinata dalla sua perfezione. Mi piace guardare il mondo con curiosità e amo vivere nella continua scoperta di cose nuove!
È attualmente studentessa di dottorato presso l’Imperial College a Londra (UK). Come si trova presso l’Imperial College?
Ho di recente finito un dottorato di ricerca in fisica all’Imperial College di Londra e attualmente sono postdoctoral research associate all’Università di Cambridge.
Il mio percorso di dottorato a Londra mi ha dato un’alta formazione scientifica permettendomi di lavorare e confrontarmi con alcuni dei più importanti esponenti nel campo della nanofotonica e della plasmonica, campi di studio che ho avuto modo di approfondire durante questo triennio. Da poco ho poi cominciato a lavorare all’Università di Cambridge e sono sicura che questa nuova sfida mi darà la possibilità di accrescere ancor più la mia esperienza e la mia conoscenza in ambito scientifico.
Cosa le ha dato l’università di Catania? Pensa che studiato presso la SSC l’abbia agevolata nel mondo del lavoro? Se sì, perché?
L’università di Catania è stata la base del mio percorso formativo. Qui ho avuto modo di avere insegnati validissimi che mi hanno non solo fatto innamorare ancor più della fisica, ma hanno anche avuto un ruolo cruciale nel creare solide fondamenta nella mia formazione scientifica.
La SSC ha avuto un ruolo importante in tutto ciò. Innanzi tutto il vivere in un ambiente così stimolante, mi ha spinta ad essere sempre più curiosa e affascinata dalle tante sfaccettature della conoscenza e sempre pronta ad affrontare e vincere qualsiasi sfida abbia incontrato lungo il mio cammino. Inoltre i numerosi corsi interni e la possibilità di svolgere un periodo all’estero, nel mio caso alla Boston University in America, ha notevolmente arricchito le mie competenze in ambito scientifico e mi ha avviato ad un precoce inserimento nel mondo della ricerca.
È stata nominata dall’APS “Woman Physicist of the Month” for Novembre 2014. L’ha emozionata ricevere tale nomina? Pensa che in Italia ci siano adeguati stimoli per i giovani neolaureati?
Sono certamente felicissima di questo premio. Fa indubbiamente piacere vedere riconosciuto il lavoro fatto con grande passione ma anche con tanta fatica e tenacia.
In Italia gli stimoli non mancano, le università sono piene di gente valida e intelligente con tanta voglia di fare. Purtroppo la carenza di fondi e forse anche una cattiva distribuzione dei fondi, tende spesso a minare la possibilità di vivere nelle migliori condizioni per poter dare una maggiore spinta alla ricerca, il che ovviamente rende il lavoro del ricercatore più difficoltoso.
Qual è secondo lei il giusto modo per guardare al futuro? E cosa consiglia ai giovani laureandi?
Il modo giusto per guardare al futuro è avere speranza e tenacia. Secondo me bisogna sempre prefiggersi obiettivi ambiziosi senza mai perdere la speranza di raggiungerli. Bisogna sempre combattere per ciò che si vuole, niente è impossibile! Basta solo avere grinta e non scoraggiarsi mai! Di certo non si raggiungerà mai un obiettivo se non ci si prova innanzi tutto. Nessuno dice sia facile, ma le sfide sono belle per questo!
Secondo lei cosa si potrebbe fare per attrarre ‘ i cervelli’ ed evitare che essi fuggano via dalla nostra terra?
Secondo me ci vorrebbe maggiore possibilità di inserimento ad alti livelli. Un ricercatore affermato all’estero è scoraggiato dalla grande incertezza lavorativa presente in Italia, teme di trovare ostacoli nel portare avanti la propria ricerca e teme di non avere un contratto dignitoso. Una maggiore attenzione nella distribuzione dei fondi, che premino per esempio le eccellenze sarebbe un buon inizio per stimolare la ricerca in Italia.