Il libro è stato l’ultimo acquisto prima di tornare a casa dopo 5 faticosi giorni al Salone Internazionale del Libro. L’autore, con un trailer di un minuto e una sua breve introduzione, mi ha convinta a comprarlo e a saltare su quella mongolfiera. Daddy Cool è scritto da Filippo Losito ed edito da Compagine nell’aprile del 2014.
L’autore è un simpatico ragazzo torinese, classe 1981, laureato in Lettere e in Storia del cinema al Dams e diplomato nel 2010 in Scrittura e Storytelling alla Scuola Holden, diretta da Alessandro Baricco. Ha pubblicato racconti su antologie (tra cui 100 storie per quando è troppo tardi, Feltrinelli 2012) e riviste (tra cui Linus, Baldini&Castoldi). Losito oltre ad essere scrittore è anche attore, scrive e interpreta testi comici per la televisione (Copernico, Comedy Central) ed è tra i fondatori della torinese Comedy Studio: una scuola all’avanguardia che punta a insegnare la scrittura del comico e la sua messa in scena. Attualmente lavora anche per la scuola Holden.
Daddy Cool è un libro comico, ma con quel pizzico di tragedia racchiuso nel pensiero dell’ultima volta. La storia, ambientata in questi anni, tra Torino, Antibes, Cannes, Montecarlo e le strade della Costa Azzurra, racconta del viaggio intrapreso da un figlio alla ricerca di un padre disperso e malato di Alzheimer.
«Con che frequenza passano i treni?»
«Uno all’heure, dalle sei del mattino a mezzanott. Donc s’il a pris ‘u tren ier soir…So’ cazz! S’il l’a pris stamattin, so’ cazz ugual, ma un po’ meno cazz».
Le peripezie di Nicola, dello zio Ancelo e degli altri strani personaggi per ritrovare vivo il disperso, sono narrate contemporaneamente ai ricordi che il figlio ha del padre nella gioventù, agli inizi della malattia, al progredire di questa, fino a quell’ultima volta. Parenti e amici mettono a disposizione i propri “doni” per aiutare la polizia nelle ricerche.
Mia zia girò la seconda carta: un uomo barbuto, ricoperto da un saio, cammina tenendo in mano un lume. La guardò, chiuse gli occhi, di nuovo scosse la testa e contorse il viso in un’espressione di profondo rammarico.
«L’Eremita. Tutto torna».
«Mio padre torna?»
«No, tuo padre è solo, lontano dagli affetti, isolato da tutti»
«Queste carte sono davvero illuminanti».
Marisa girò l’ultima. Due ragazzi, di cui uno con gli occhi chiusi, si tenevano per mano irradiati da un trionfo di raggi. La guardò, chiuse gli occhi, scosse la testa e partorì un espressione di sollievo.
«Il Sole»
«Bene, abbiamo anche le previsioni meteo per domani. Ora possiamo andare?».
Una narrazione fatta di discorsi diretti e riflessioni interiori, che affronta tematiche difficili con profondità, ma senza appesantire il lettore. Una scrittura rapida, ma dettagliata, che incuriosisce e permette a chi legge di passeggiare per quelle strade e di immedesimarsi negli stati d’animo dei personaggi, di comprendere il dramma dell’emigrato del sud che cerca un posto nella Torino del boom industriale e sorridere delle bizzarrie che accadono nella quotidianità. Il protagonista, Colì, scoprirà che l’ultima volta non è annunciata quasi mai. Accade.
Se avete voglia di farvi due risate in qualsiasi luogo (io ero in aereo), ma non di leggere un libro dall’umorismo banale e privo di morale, le 180 pagine di Daddy Cool fanno per voi!