Ricordate il film “Tanguy”? La storia di un ventottenne che, ormai prossimo alla laurea e alla “partenza” da casa, decide di rimandare tutto e rimanere con i genitori? O quella di “A casa con i suoi”, in cui l’ormai trentacinquenne Tripp non si decide a lasciare il nido? Queste sono definite “commedie”, ma ai giorni nostri sono delle vere e proprie tragedie. Sì, perché se è vero che“Ogni scarrafone è bello a mamma soja”, è altrettanto vero che il dramma dei giovani disoccupati costretti a stare con mamma e papà continua a diffondersi.
La crisi economica porta alle famiglie europee sempre più danni. Uno degli effetti più gravi: molti “adulti” tra i 24 e i 34 anni sono costretti a rimanere a casa con i genitori. Slovacchia, Bulgaria,Grecia e Italia, sono i paesi in cui la convivenza con i familiari è più diffusa. Ovviamente sui dati influiscono oltre ai fattori economici, anche i fattori culturali.«Non riesco a lasciare casa, perché mamma cucina troppo bene!»: questa potrebbe essere una “scusa” del figlio italiano, ma i giovani della penisola ancora a casa sono il 46,6%, e probabilmente, non tutti sono troppo affezionati alla lasagna della mamma. (Fonte: Internazionale)
Negli ultimi anni il fenomeno dei “bamboccioni”, come direbbe il deputato di Forza Italia Renato Brunetta, si è diffuso anche in Inghilterra e negli Usa. Circa vent’anni fa, infatti, in Inghilterra solo il 21% dei giovani viveva con i genitori, nel 2013 il 26%. Negli Usa più di un giovane su tre vive con la famiglia: questa è la cifra più alta degli ultimi 40 anni secondo il Pew Research Institute.
Le motivazioni? Secondo lo studio condotto dall’Istituto, il causa principale è la disoccupazione che colpisce duramente questa fascia della popolazione, si aggiunge anche un aumento delle iscrizioni universitarie e il calo dei matrimoni causato dalla crisi economica e probabilmente di valori. La stessa ricerca mostra che il 40% dei maschi vuole rimanere a casa con mamma e papà, contro il 32% delle femmine. (Fonte: Internazionale)
Molti giovani sono scoraggiati, la loro inattività fa sì che la tendenza a rimanere a casa, oltre i tempi fisiologici, sia sempre più in aumento. La crisi, quindi, cambia le famiglie, le impoverisce e crea tensioni in quel nucleo fondamentale per la società. Quali le soluzioni?