Avete presente quella scena del film “Titanic” in cui Jack e Rose ballano come forsennati al ritmo di un reel suburbano in terza classe? Beh, è solo una pallida imitazione di quello che io e la mia esimia collega di Lettere Moderne, Natasha, siamo riuscite a combinare ieri sulle melodie forsennate dei Baro Drom Orkestar. Ospiti ieri, in una delle loro quattro date siciliane, alla Sala Lomax di Catania, sono riusciti a trasformarla in uno spazio danzante che ci ha richiamato alla mente le piazze della taranta e della pizzica sotto le stelle, dandoci l’illusione che pareti e soffitti scomparissero, sostituiti da un cielo aperto impercettibile quanto infinito. Lunghe gonne al vento, istinto primitivo in superficie, fianchi alla ribalta e quelle musiche, provenienti dal profondo delle dimentiche viscere dell’animo umano, urlo ancestrale, bisogno antico di spazio e libertà, di odori, spezie e liquori tra i capelli, di popolo e ibrida gioia di esistere. “LUNGA STRADA”, il lungo viaggio. Questo il significato insito nel nome “Baro Drom”, in rumeno. E di strada loro ne hanno percorsa tanta e chissà quanta ne vedranno scorrere ancora davanti agli occhi. Partiti dalla Toscana, chi per vocazione dei natali, chi per adozione del cuore, hanno riempito piazze, festival e Live – Club in tutta Europa in oltre 200 live, aprendo i concerti di Goran Bregovic e dei Sud Sound Systm. Le matrici musicali sono tra le più disparate. C’è chi parte dalla formazione classica, come Modestino Musico, un nome una garanzia, fisarmonicista dalla chiacchiera facile col pubblico sul palco e fuori dal palco. Casertano, ha studiato al conservatorio di Bologna per poi innamorarsi di Firenze, insediandovisi in pianta stabile. Ci dice che già all’aeroporto, e poi respirando l’atmosfera del Quartiere Santo Spirito, aveva sentito subito che quella città non avesse fatto altro che aspettarlo per tutta la vita. O Michele Staino, proveniente da una formazione jazz, contaminata di indie rock, che ha iniziato all’età di quattordici anni la sua lunga storia d’amore per il basso elettrico, evolutosi in una passione sfrenata per il contrabbasso, sia classico che elettrico. E’ l’acquisto più recente dei Baro Drom Orkestar, da un anno e mezzo appena, ma promette molto, molto bene. Si ritiene un uomo fortunato nell’aver potuto fare del suo amore per la musica un lavoro col quale vivere, consapevole che oggi sia sempre più difficile seguire questo percorso, in Italia. Dopo ben dieci ore di viaggio in auto, 1.047 km percorsi, ci confessa di essere piuttosto provato, ma questo non gli ha impedito di far scatenare l’intera Sala Lomax. Il violino tzigano di Vieri Bugli ha fatto smuovere finanche il più timido e riservato spettatore, catapultandoci in altri tempi, altri luoghi, riempiendoci di stupore e meraviglia, di prelibato e peccaminoso cus cus per l’udito attraverso una commistione di note bulgare, nenie dalmate, danze dalla Galizia, la tradizionale musica ebraica klezmer, accenni di tango sfrenato, con una passione e dedizione verso il proprio strumento degno del “violinista del diavolo” Tartini, col suo trillo demoniaco. Un rapimento da derviscio. I ritmi incalzanti della batteria e delle percussioni di Gabriele Pozzolini, poi, semplicemente non lasciano scampo. Costringono ad abbandonare finanche le più recondite ed intime riserve. Lui, toscano DOC, un po’ il giullare di corte della band, con quelle sue faccette buffe, anima e trascina con concentrazione e precisione di colpi degni di un fanatico della musica, un pubblico sempre più frenetico e scatenato. Tutti e quattro posseggono un’alchimia speciale, qualcosa di non subito percepibile, ma che aleggia nell’aria e si palesa negli stacchetti perfettamente coordinati all’unisono che disorientano gli spettatori danzanti, facendoli ammiccare perché sì, ci sono proprio riusciti, ci han fregati, colti di sorpresa nel bel mezzo di un caschè. Insomma, non per essere monotone, ma, in caso non l’aveste ancora capito, abbiamo ballato, ballato e ancora ballato a più non posso, fino allo sfinimento! Fino a pensare che i nostri venti e qualcosa anni siano un tantino troppi per reggere ancora ritmi del genere…! Dopo, abbiamo svolto opera di misericordia portandoli in giro per la nostra bella, picaresca Catania, sfamandoli con arancini e carne di cavallo, promettendogli che, al prossimo giro in Sicilia, non mancheremo di portarli nel famigerato laboratorio storico di Via Napoli. Quel che ci rimane impresso, addosso, è l’odore salmastro del sudore, è l’arcobaleno del Mediterraneo, di tutti i Mediterranei di tutti i tempi e di tutto il vortice di vita possibile. Continuano ancora a risuonarci nella testa le note della sirba, della fanfara, delle hora rumene… chissà tra quanto ce ne libereremo! Ma una cosa è certa: conserveremo un bel ricordo di questi quattro simpaticissimi giovanotti, fino al prossimo girone di danza, e, frattanto, abbiamo “Genau” (“Giusto” in tedesco), il loro ultimo album, uscito il 5 aprile per la neonata etichetta “Musicastrada Records” prodotto dalla stessa Orkestar e da Davide Mancini. E ve lo consigliamo. Noi, con tutta probabilità, lo useremo per ballare ancora sotto la luna, in qualche sabba stregonesco o in qualche bettola sporca di vino, di amori, di vita. Ci teniamo inoltre a ringraziare la Lomax per l’accoglienza che sempre riserva a LiveUniCt nella nostra opera di informazione musicale e culturale e vi invitiamo, stasera 19 APRILE, al concerto di Nicolò Carnesi, cantautore palermitano restio alle etichette, miscuglio di folk, pop e new wave. Se ne occuperà per noi Cristina Chinaski, dandoci, come sempre, il suo dettagliato resoconto!