Inizia a delinearsi il programma del Governo. Nella conferenza stampa del 12 marzo, Matteo Renzi ha esposto brevemente le novità che ci saranno su lavoro e giovani.
I CAMBIAMENTI – Si pensa di cambiare il contratto di apprendistato, che diventa di più facile lettura e flessibile per le aziende. Viene eliminato l’obbligo per l’azienda di predisporre un “programma di apprendimento”, scritto per il giovane apprendista, richiesta da parte della legge che per molte imprese era di difficile attuazione e insensata. “La retribuzione dell’apprendista”,secondo il Sole 24 Ore “per la parte riferita alle ore di formazione, è pari al 35% della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento”. Viene poi eliminato l’obbligo di affiancare all’apprendistato un percorso formativo nelle strutture pubbliche.
LE INTENZIONI – Ci saranno novità sul contratto a termine. Si potrà essere assunti a termine fino a 36 mesi, in formula unica oppure con un contratto di durata inferiore, prorogabil , anche ripetutamente, fino ad un massimo di 36 mesi. Non sarà più necessario essere assunti a termine per un particolare motivo da esplicitare (obbligo di “causale”). Per quanto concerne i sussidi di disoccupazione, il Parlamento dovrà approvare che l’Associazione Sociale per l’Impiego (Aspi) possa essere fornita anche ai collaboratori continuativi a progetto. Le aspettative sono molte, in questo senso saranno rimandate all’immediato futuro, importantissime riforme che sono state il cavallo di battaglia mediatico del neopremier: la riorganizzazione delle agenzie per il lavoro, che attualmente sono poco efficienti, la semplificazione delle procedure e della burocrazia necessaria per le assunzioni, l’introduzione di un salario minimo obbligatorio per tutti i dipendenti e, ultimo ma non meno importante, la volontà di migliorare le leggi che consentono alle lavoratrici e ai lavoratori di occuparsi dei figli neonati (si pensi per esempio alla costruzione di nuovi asili nido).
Tra i provvedimenti varati c’è dal primo maggio la “Garanzia per i Giovani” chiesta dalla Ue che ha invitato tutti gli Stati membri ad assicurare ai giovani con meno di 25 anni un’offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato, tirocinio o altra misura di formazione, entro 4 mesi dall’uscita dal sistema di istruzione formale o dall’inizio della disoccupazione. Il governo Renzi, però, allarga la platea ai giovani fino a 29 anni destinando risorse complessive per 1,5 miliardi alle agenzie regionali. In generale l’obiettivo è quello di offrire una risposta ai ragazzi e alle ragazze che ogni anno si affacciano al mondo del lavoro dopo la conclusione degli studi. Considerato lo specifico contesto italiano tale iniziativa prevede, inoltre, anche azioni mirate ai giovani disoccupati e scoraggiati, che hanno necessità di ricevere un’adeguata attenzione da parte delle strutture preposte alle politiche attive del lavoro.
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