Interessante commistione di blues afro americano, sia in inglese che in dialetto siciliano, con strumentazione economica ridotta all’osso per rendere, con suoni semplici e puliti, l’urlo di rabbia delle minoranze, di chi sta al margine, il ghetto come il Sud (tutto il Sud del mondo), i Nigga Radio si sono raccontati in un’intervista per LiveUniCt, sfogando anche un po’ la frustrazione per questa discussa vicenda.
I Nigga Radio sono:
Andrea Soggiu: (dj, musicista promotore delle notti catanesi, sound engineer), Daniele Grasso (produttore, musicista, sound engineer con Diego Mancino, Greg Dulli, Afterhours, Cesare Basile, John Parish, Waines, Sista, Samuela Schilirò, ecc), Vanessa Pappalardo (vocalist)e Peppe Scalia (drummer).
–Com’è nato il vostro progetto?
Sono stato male per la prima volta in vita mia per due mesi. Non avendo null’altro da fare, ho pensato di raccattare ‘sti scellerati e di tirar su qualcosa di divertente… e così è venuto fuori questo. La gestazione è stata velocissima, dallo scorso aprile ad ora è già uscito un EP, e stiamo già lavorando al prossimo disco.
–Infatti, il vostro primo lavoro, uscito lo scorso 18 gennaio, è l’EP “Two Sides”, per la Dcave Records. Etichetta indipendente creata da te, giusto?
Sono uno dei creatori della Dcave Records, si, nata come sala registrazione ed evolutasi in casa discografica da quattro anni circa. Abbiamo tirato fuori un po’ di cosette. Il lavoro di scouting lo abbiamo sempre fatto, anche se principalmente lo studio è nato per le mie attività di produttore. Spesso e volentieri producevo per altre etichette. Ogni tanto, con la massima indipendenza, escono fuori, dischi in collaborazione con la Viceversa Records. Con Enzo, il boss, siamo amici di vecchia data.
–Quanto sono importanti le etichette indipendenti, oggi?
Magari è possibile muoversi indipendentemente, certo, ma avendo 350 dischi alle spalle, avendo collaborato con artisti importanti in tutto il mondo, così da aver accumulato quel po’ d’esperienza che ti fa risparmiare tempo. Se incontri qualcheduno che ha una musicalità interessante ma è “esordiente” nell’ambito della musica propria, deve fare una trafila estremamente lunga. Quando incontri invece musicisti che hanno già una qualità di base alta, la presenza dell’etichetta puo’ aiutare ad accorciare i tempi. L’esempio lampante è proprio questa band. Vanessa io l’ho conosciuta appena lo scorso febbraio, ed aveva già mostrato una serie di qualità importanti e probabilmente, nel caso dei Nigga Radio, l’etichetta indipendente ha aiutato rendendo tutto più immediato. Sappiamo come muoverci, come far muovere l’ufficio stampa, come realizzare un disco.
–Dunque se un giorno vi proponessero di entrare in una Major?
Personalmente ho fatto diversi dischi con le Major, e queste accolgono i lavori delle etichette indipendenti molto favorevolmente, perché in realtà è a noi che tocca tutto il lavoro sporco: mettere insieme la band, farla suonare, incidere. I contatti con le Major sono sempre positive, quando riesci a dettare le tue condizioni. Ci sono vantaggi e svantaggi ad andare avanti con le etichette indipendenti. In questo momento, sono più i vantaggi, secondo me. Ho appena finito un altro lavoro con uno degli artisti più interessanti della EMI, Mario Cianchi, del giro della musica pop italiana chiaramente intesa. I limiti che la EMI ha posto a questo progetto, sono di gran lungo più grandi dei limiti di un’etichetta piccola. Da questo punto di vista, sfondi una porta aperta. Credo fortemente nelle collaborazioni con le realtà più agili, come la nostra.
–Il vostro progetto unisce le sonorità afro americane del blues sviluppatosi dall’apartheid al dialetto siculo nostrano. Commistione audace. Vedete somiglianze tra il ghetto nero, culla del blues, e la sicilianità? Potremmo dire di essere un po’ tutti ai margini? Cosa significa “Nigga Radio”?
E’ piuttosto divertente, in effetti. Io sono un meridionalista convinto, nonostante di madre newyorkese. Noi siciliani ci troviamo in una condizione assolutamente simile a quella degli stati del Sud America. Una situazione difficile con una socializzazione particolare. Per questo la musica e le arti hanno, da noi, un significato più importante. Sono un appiglio importante per vivere. Le radio nere, a partire dagli anni ’50, iniziarono a far sentire la musica nera, diffondendosi da lì a tutto il mondo. Venivano chiamate, spregiativamente, “nigga”: negro. Abbiamo concepito la linea del gruppo come fosse un’emittente radiofonica. Siamo una radio di musica nera che fa sentire un altro tipo di suono.
Credo che l’errore che spesso commettiamo sia il ritenerci integrati in un mondo capitalistico occidentale che ci a induce a comprare come fosse di vitale importanza. Penso al ragazzino che spende tutti i suoi stipendi a venire per comprarsi la macchina giusta e poter dire “anch’io sto in questo sistema”. Ben vengano i momenti di crisi come questo, perché uno rivede un attimino le situazioni e si rende conto delle difficoltà lavorative reali del vivere. E i musicisti possono dirlo in prima persona. Credo che la musica, per noi, non sia solo il mestiere che facciamo da sempre, ma anche un elemento di lotta. Se si ascolta con attenzione quello che Vanessa canta nel nostro primo brano dal titolo omonimo “Nigga Radio”, è esattamente questo: sono quello che sono, non posso cambiare, non voglio orpelli per sembrare differente, è meglio accettarmi per come sono e se non ti piace… beh, è meglio che te lo fai piacere. E lei lo dice anche in maniera minacciosa!
–(rido) Passiamo a questa cantante minacciosa… Vanessa Pappalardo. Ti sei distinta nelle jam session catanesi, spiccando per la potenza fortemente scura del tuo timbro vocale. Come hai scoperto la passione per il canto?
Ho avuto una prima esperienza all’interno di una corale, ma era un percorso che non mi soddisfaceva. Così mi sono dedicata ad altro, asservita dalla vita “reale”. Ho cercato di dirottarmi sui percorsi canonici che fanno un po’ tutti, per riprendere la musica in un secondo momento, con una consapevolezza diversa, e fare quello che volevo realmente. Ho utilizzato anche la vetrina delle jam, si. Sicuramente entrare a far parte di una realtà musicale quando non hai ancora un progetto tuo, mettersi in gioco, è utile ed è stato piacevole. A quello che mi dicono, ho sempre cantato. Fin da piccola, erano più le volte in cui mi dicevano di star zitta che altro. E’ stata una costante, la passione e l’ascolto della musica. Ho avuto la fortuna d’avere una famiglia, seppur non di musicisti, che mi ha indirizzata verso buoni ascolti. Penso a mia madre, che mi ha inculcato l’amore per la musica black, da James Brown a Glorya Gaynor ad Etta James. Potrei nominarne duemila. E’ stato un bombardamento continuo. Sono cresciuta a pane e soul. Penso che non si possa portare avanti solo una storia che non ti appartiene. Noi partiamo da quelle che sono le origini e l’evoluzione della musica afro americana, si, ma se ci concentrassimo solo su questo, risulterebbe una cosa troppo lontana dalla nostra vera identità, sembreremmo quelli che vogliono fare ma che poi non sono. Non puoi dimenticare la tua storia. Non mi appartiene granché quello che è il contesto delle piantagioni, non l’ho vissuto in prima persona, non posso identificarmi appieno, ma posso di certo fare riferimento a Rosa Balistreri, la nostra Robert Johnson siciliana in gonnella. Se devo fare un parallelo, sicuramente lo faccio a casa mia, col mio vissuto. Penso ai miei nonni, alle filastrocche che sentivo da bambina, ai canti popolari.
Daniele: aspetta che le cose peggiorino ancora e sono sicuro che ci arriverai, a lavorare nelle piantagioni!
(risate generali)
–Vanessa, ti ho anche scoperta cameriera – cantante alla Cartiera Jazz Brass, organizzatrice della jam del giovedì sera… una situazione un po’ “burlesque”?
A dire il vero, è l’attività che ho sempre affiancato alla musica, per via dei tempi duri cui accennavamo prima. Un po’ alla Aretha Franklin, anche se con scarpe decisamente meno comode…! Mi reputo una privilegiata a lavorare in un posto che organizza eventi musicali, anche prestigiosi. Noi del personale, tutti rigorosamente musicisti, abbiamo carta bianca nella gestione del live. Abbiamo voluto replicare un po’ quel che si fa nel locale parigino “Le Troiano Marie”, dove i camerieri, presi da scuole di musical e da teatri, cantano e suonano, durante il servizio. Ci piace cogliere di sorpresa il pubblico, intramezzando il lavoro ordinario con lo spettacolo.
–Il vostro logo: un’antenna satellitare per comunicare al futuro, un grammofono per non slacciarsi dal passato?
Esatto! Con un piede nella tradizione e l’altro avanti. Lo ha fatto un amico di Andrea Soggiu, Alberto Prosina, grafico di Catania che lavora a Bologna. Ha colto in pieno il nostro spirito. Il nome stesso dell’EP, “Two Sides”, è giocato sul doppio. Doppia lingua, doppia faccia.
E poi noi, del blues, cogliamo la sua sfaccettatura più rurale, quella suonata con le chitarre acustiche. La cosa strana del disco, è che ha varie letture. Se entri in profondità, scopri che puo’ essere un disco raffinato, eppure, con un lato estremamente popolare.
Per me, poi, è la prima esperienza di brani inediti…
–Ah! Lo è anche per te, Peppe?
Per me no, ma questa è quella che forse affianco di più, proprio perché fa parte anche della mia tradizione. E suonando la batteria con loro, riesco ad esprimere di più me stesso.
–E tu come ci sei finito con questi?
(ride)Sono finito con questi personaggi un po’ per caso. E’ capitato. Ho fatto alcuni lavori per Daniele, ma non ci eravamo mai beccati a suonare insieme. La mia provenienza musicale è principalmente l’hard rock anni ’70, ma anche il funky, il soul. Nella batteria cerco di mettere determinate cose che riprendano un po’ dalla tradizione e un po’ da quello che sono io.
–E tu, Andrea, come sei finito nella barca?
Beh, lavoro in studio con Daniele da un po’ di anni, ho anche preso lezioni di basso da lui.
–Ah, un caso di allievo che supera il maestro?
(ride) forse solo con la macchina! E neanche, perché non ho la patente! Ho avuto un percorso un po’ al contrario, sono passato dal fare il dj al suonare uno strumento.
–Progetti per il futuro? Prossime date?
Dunque, per ora le tracce di “Two Sides” sono scaricabili in tutti i digital stores, compreso Itunes
(https://itunes.apple.com/it/album/two-sides-single/id804785686?ign-mpt=uo%3D4)
Il disco intero (stiamo ancora scegliendo le tracce da inserire), uscirà per aprile. Abbiamo una serie di contatti sia al nord che all’estero. Incrociamo le dita! Riguardo alle prossime date… siamo un po’ scoraggiati, al momento, dall’annullamento di questa di sabato 25 gennaio. Doveva essere il nostro debutto, ma non ci diamo per vinti e aspettiamo che la situazione si risolva. Vogliamo il nostro primo concerto qui a Catania, qui alla Lomax.
–A proposito di quello che è successo: cosa avete da dire in proposito?
Non credo te lo facciano scrivere. C’è del turpiloquio! (ridono) Dovresti mettere almeno due file di asterischi…! E poi dire… che è chiaramente una vergogna. Che una città che fa dell’illegalità una ragione di vita (dalle condizioni in cui vessano le strade, all’attracco al porto), non dovrebbe andare a cercare l’illegalità in strutture come questa, che cercano di stare in piedi dando uno spazio all’arte e alla musica. Noi ci lavoriamo di questo! Che dirti se non che è una vergogna? E mi sono trattenuto.
–Mettiamo una fila di asterischi ciascuno?
-Vi ringrazio molto per il tempo che avete concesso a LiveUniCt. Speriamo di poter comunicare a breve il giorno in cui sarà spostato il vostro debutto, qui alla Lomax.
Intanto, ricordiamo il vostro sito ufficiale con tutte le info e news:
http://www.niggaradio.com/
http://www.dcaverecords.com
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