La ricetta delle Rame di Napoli: dolci della tradizione di Ognissanti

Si propone la ricetta di uno dei più tradizionali dolci del periodo: le Rame di Napoli. Non importa che siano ripiene di cioccolato, crema al pistacchio o marmellata: le "Rame" sono uno dei dolci a cui nessun siciliano sa dire di no.

Siamo oramai vicini all’internazionale Halloween, ricorrenza famosa per i suoi costumi, le storie dell’orrore ma anche per le collaudate tradizioni americane su dolci e dolcetti, qualcuno anche spaventoso (pensate alla zuppa di occhi di zombie, alle dita di strega e ai muffin-ragno).

La festa delle zucche ha oramai fatto innamorare anche i Paesi non anglofoni, anche nelle nostre città si vedono decorazioni orripilanti, feste a tema, eventi dedicati e personalmente uno dei miei film preferiti ha proprio come filo conduttore la festa di Halloween.

Ma siamo anche in Sicilia, in particolare a Catania, e non possiamo tradire le nostre tradizioni per le mode che ad oggi vanno più in voga! Vada lo Zuccotto, vada la pumpkin pie o i biscottini woodoo, ma noi a Catania vogliamo le Rame di Napoli.

E Rame sia, dico io.

Si pensa che, durante l’impero Borbonico, successivamente all’unificazione del Regno di Napoli con il Regno di Sicilia, fu coniata una moneta contenente una lega di rame, in modo da sostituire la più ricca lega di oro e argento. Il popolo, con l’introduzione di tale moneta, pensò bene di creare un dolce che riproducesse tale moneta, inventando così la rama di Napoli, tipico dolce catanese.

Secondo la tradizione le Rame di Napoli, tipico dolce catanese, venivano portate dai parenti defunti ai bambini della famiglia il giorno di Ognissanti, come dono di buon auspicio e invito a ricordarli nonostante la dipartita. La tradizione è sicuramente molto suggestiva, così come lo sono tutti i dolci che si accompagnano alle Rame (Mastazzoli, Ossa di morto e via discorrendo), ma siamo sicuri rimarrete ancora più colpiti da questi fantastici dolcetti, a noi tanto cari.

Vi anticipiamo che risulteranno meno “pesanti” rispetto a quelli comprati in pasticceria o al panificio, visto che spesso quest’ultimi usano i dolci vecchi di qualche giorno come base per le Rame di Napoli, che avevano proprio la funzione di riutilizzare il riutilizzabile.

RICETTA

  • 550 gr di farina 00
  • 220 gr di zucchero bianco o di canna
  • 120 gr di cacao amaro
  • 400 ml di latte
  • 2 uova
  • 30 gr di miele (io ho usato quello di fico d’india perché particolarmente profumato)
  • 1 bustina di lievito per dolci o 3 cucchiaini di bicarbonato
  • 60 gr di burro
  • 1 cucchiaino di cannella
  • 2 cucchiaini di essenza di vaniglia o 2 bustine di vanillina
  • 3 cucchiaini di essenza di arancia o 2 cucchiai colmi di marmellata di arance
  • Un pizzico di sale

Per la Copertura:
400 gr di cioccolato fondente
Granella di pistacchio

PROCEDIMENTO

Setacciare in una grande ciotola farina, cacao e lievito, aggiungere lo zucchero, la vaniglia, la cannella e il sale, amalgamando tutte le polveri.

Aggiungete l’essenza di arancia e il miele, infine le uova leggermente sbattute. Aggiungete a filo il latte non freddo di frigorifero, continuando a mescolare, e una volta amalgamate le polveri unite il burro fuso, che renderà il composto molto liscio e lucente. La consistenza deve essere quasi collosa, denso e non troppo liquido o rischiate di fare delle piadine.

Con l’aiuto di un cucchiaio e di una spatolina disponete le vostre rame su una teglia coperta con delle carta forno, dando la dimensione e la forma che desiderate; io ho optato per quella classica.

Le Rame devono stare in forno non più di 8-10 minuti, a 180° ventilato e preriscaldato; non lasciatele di più o saranno secche. Sembreranno molli ma è così che devono essere, assumeranno consistenza raffreddandosi.

Una volta fatti raffreddare sciogliete il cioccolato a bagnomaria, coprite i biscotti e decorate con il pistacchio. Aiutate il cioccolato a solidificarsi mettendole un’ora in frigorifero, poi tiratele fuori e conservatele in buste di plastica, scatole di latta o come preferite; se correttamente conservate possono durare pure per settimane.

Studenti, buono studio e buona goduria.

Francesco Giuseppe Marino

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Francesco Giuseppe Marino

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