Il giorno prima dell’apertura al pubblico, il sindaco Enzo Bianco, alla presenza del curatore della mostra Vittorio Sgarbi, ha presentato alla stampa l’imponente mostra intitolata “I tesori nascosti”: 150 capolavori dell’arte italiana ed Europea, con opere autentiche di autori noti (e non solo) al grande pubblico, che rimarranno esposti all’interno del monumentale castello Ursino fino al 20 maggio 2017.
“Una giornata quasi primaverile, ottima per un incontro di tale importanza” esordisce il sindaco, pieno di soddisfazione per l’inaspettata affluenza registratasi in sala. Affiancato da Vittorio Sgarbi e dell’assessore Licandro, il sindaco si dice “pieno di orgoglio”: ed in effetti è un vero orgoglio per Catania ospitare una mostra di portata nazionale, inaugurata proprio nel giorno in cui la città ospita i sindaci delle città metropolitane di tutta Italia.
La conferenza è stata aperta dall’assessore Licandro, che ha colto l’occasione per ringraziare il sindaco “per aver voluto scommettere – ancora una volta – sulla città”, sicuro del successo che l’evento rappresenterà per la città. Su questa scia entusiastica, anche Vittorio Sgarbi ha detto la sua: la terza mostra da lui curata a Catania (ricordiamo Artisti di Sicilia e il Museo della Follia), conferma ciò che già da un paio d’anni è noto a tutti: la città etnea sta rinascendo, i suoi luoghi più sconosciuti e oscuri stanno finalmente tornando a vedere la luce, e questo sta facendo effetto sulla popolazione, che di giorno in giorno diventa sempre più consapevole del tesoro sul quale vive.
E questo, in effetti, è l’obiettivo primario dei Tesori Nascosti: portare alla luce ciò che magari ci si trova ogni giorno davanti agli occhi, senza sapere quale sia il suo effettivo valore. Si cerca, inoltre, di portare agli occhi di un pubblico vasto ciò che è “nascosto” per motivi d’appartenenza: la maggior parte delle opere, infatti, proviene da collezioni private. Un’occasione più unica che rara, quindi, per conoscere più di sette secoli di storia dell’arte (dal Duecento al Novecento) raccontataci da grandissimi artisti conosciuti in tutto il mondo (Giotto, Caravaggio, Guttuso e De Chirico), ma anche da artisti che non troviamo nei libri d’arte, le cui opere, però, sono impagabili tesori (Rizzo, Mancini, Stern, Preti).
La mostra, raccontata in prima persona da Sgarbi per questa prima apertura, si presenta in penombra, un cammino fatto di ombre create dall’imponente Castello Ursino e luci strategicamente posizionate verso le opere, alcune delle quali assumono un tono quasi trascendentale, come fossero di un altro mondo. Addentrandosi, il visitatore trova di fronte a sé un tripudio di Natività, Madonne risplendenti e Santi adoranti, tipiche dei secoli dal Duecento in poi; seguono Allegorie, ritratti, sculture marmoree, arrivando fino alla raffigurazione oggettistica che caratterizza l’arte Novecentesca. La luce pian piano irrompe arrivando tra la fine del primo piano e l’inizio del secondo: una luce calda avvolge le opere esposte al secondo piano del Castello, l’accogliente arrivo di un viaggio dal passato pieno di riferimenti attualissimi che sembra durato secoli, grazie all’avvincente racconto del critico.
Parlando alla stampa, Sgarbi dichiara: “l’Italia non è solo ricca di passato, ma anche di un futuro che è nel passato”. In effetti, la ricchezza sta nello sfruttare ogni giorno di più quel grande tesoro che è la cultura artistica e letteraria – presente qui più che in altri paesi- per sostentare intere regioni, valorizzare città e luoghi decaduti ed, infine e più importante, far tornare ad avvicinare i giovani. In un mondo fatto di smartphone e cultura fondata solamente sulla rete, le nuove generazioni stanno dimenticando ciò che li ha preceduti, ciò che ha reso grande il paese in cui abitano.
Ai microfoni di LiveUniCT, il critico afferma: “I giovani hanno bisogno di essere investiti dalla cultura, più che investire su di essa: la bellezza è qualcosa di forte, di eloquente, con una straordinaria capacità di catturare e comunicare e che è propria dei quadri.” E sull’importanza che una simile mostra può avere anche per i più giovani, risponde: “I quadri comunicano individualmente a ciascuno di noi: è nostra la scelta se vogliamo vivere gravidi di bellezza o meno; sicuramente, da essa se ne possono trarre molti benefici.”
Ma è ancora possibile per la nostra generazione lasciarsi influenzare dall’arte? “Se oggi siamo qua ed esiste un evento del genere vuol dire che è possibile – ribatte Sgarbi – di certo non mancano luoghi di formazione e cultura (in riferimento alle accademie, ndr). Se manca davvero qualcosa, mancano gli uomini che sono capaci di trasmettere un sapere vivo”. Con un ulteriore commento sulla nostra realtà, Sgarbi si dichiara fiducioso: “Alcuni segmenti della creatività italiana salgono di livello, così come aumenta l’affluenza ai musei: se siamo riusciti a fare del cibo un riferimento, non sarà difficile riuscirci anche con l’arte”, conclude.
Tutte le informazioni riguardo l’apertura della mostra, costi e orari.
Cristina Maya Rao
Luciano Simbolo