“Noi e quanti lavorano ogni giorno in difesa della legalità e dello Stato di diritto siamo la prova che un colpo di pistola, una raffica di mitra, una carica di titrolo, non riusciranno mai a fermare il pensiero degli uomini migliori che questo Paese abbia mai posseduto. I nostri familiari non erano eroi ma onesti cittadini che con dedizione e rigore morale hanno svolto il proprio dovere. E’ questo il messaggio che ogni cittadino ha il dovere di diffondere e applicare”, queste le parole contenute nella lettera di presentazione dell’Associazione nazionale dei familiari delle vittime di mafia fondata nel 2008, presidente della stessa Sonia Alfano, figlia del giornalista messinese Beppe Alfano.
Oggi, giorno 8 Gennaio, si ricorda il ventunesimo anniversario dell’assassinio avvenuto per mano mafiosa di Beppe Alfano, corrispondente da Barcellona Pozzo Di Gotto (ME) del giornale ‘La Sicilia’.
Nel 1977 mentre Peppino Impastato a Cinisi dava vita a Radio Aut, Alfano che successivamente si occuperà di cronaca giudiziaria, cominciò a lavorare per Radio Canale 30, un’emittente messinese, per poi dirigersi a Telemediterraneo, una tv locale vicino Milazzo.
L’8 Gennaio 1993 tre proiettili di una pistola calibro 22 uccisero Alfano, giornalista messinese per passione e insegnante di tecnica per professione; un cittadino dunque animato da un profondo senso civico e politico che portava avanti indagini contro la mafia presente anche nella provincia” babba”, come era denominata quella messinese, perché apparentemente esterna alle innumerevoli vicende mafiose che hanno dominato il territorio siciliano negli ultimi decenni del 900. In realtà la provincia di Messina non era affatto immune dalle vicende mafiose e lo dimostrano l’assassinio di Alfano, insieme alle sue indagini che avevano portato alla scopertà di ‘scomode’ verità: aveva raccontato la guerra tra cosche nel messinese, gli affari per i maxi appalti per i lavori pubblici, le frodi all’Unionone Europea sulle sovvenzioni agroalimentari.
Una verità ancora non del tutto rivelata quella riguardante il processo sulla sua uccisione, sebbene qualche passa avanti sia stato fatto, si lotta ancora per ricercare la giustizia e la verità in questa vicenda.
Una messa sarà celebrata oggi alle 15.30 , nel Duomo di Santa Maria Assunta. Successivamente l’amministrazione comunale deporrà una corona di fiori in via Marconi, dove è stato commesso il delitto. A seguire si terrà un confronto organizzato dall’Associazione
Nazionale Familiari vittime di mafia e dal Comune di Barcellona nella sala di rappresentanza del Comune insieme alla figlia del giornalista ucciso, l’eurodeputato Sonia Alfano, presidente della Crim (la Commissione speciale sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro del Parlamento Europeo), il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, il direttore della Dia, Arturo De Felice, il procuratore aggiunto di Messina, Sebastiano Ardita, il senatore Giuseppe Lumia, l’avvocato Fabio Repici e il sindaco di Barcellona, Maria Teresa Collica. Al centro del dibattito i punti oscuri di un’indagine che ha ancora molto da chiarire sui mandanti dell’omicidio di Beppe Alfano, ma anche gli obiettivi da raggiungere e quelli conseguiti dalla commissione antimafia del parlamento europeo. (fonte ANSA).
Commemorare Alfano significa non rendere vano il suo operato ma ricordarlo e porlo a fondamento di ogni singola azione di ogni singolo cittadino che mira alla giustizia e alla libertà. Fare luce e chiarezza su vicende giudiziarie come queste rende il nostro un Paese libero, democratico e giusto, affinchè quelle ‘zone d’ombra’ di cui Sonia Alfano nel suo libro intitolato, appunto, “La zona d’ombra” parla e denuncia, possano essere cancellate per sempre.
“Se vogliamo che il mondo sia un posto migliore, dobbiamo essere noi stessi, con tutti i sacrifici necessari, a cambiarlo” (“La zona d’ombra”- Sonia Alfano)