Emergency parla di guerra e di pace e si chiede “di che cosa abbiamo bisogno per andare verso un mondo senza guerra?”.
Si è svolta ieri, presso il Teatro Massimo Bellini di Catania, la conferenza multimediale intitolata “La valigia: un viaggio verso l’abolizione della guerra”. L’evento rientra tra quelli in programma per la sedicesima edizione dell’Incontro Nazionale di Emergency a Catania, una terna di giorni per parlare di pace, di guerra, di inversioni di logiche e di idee per costruire un mondo migliore. Uno dei simboli di questa iniziativa è stato un percorso costituito da tessere di puzzle da colorare che riporta in alto una frase di Teresa Sarti: “ Se ciascuno di noi facesse il suo pezzettino, ci troveremmo in un mondo più bello senza neanche accorgercene”.
A presentare la conferenza è stata la presidente di Emergency, Cecilia Strada, la quale ha tirato fuori dalla valigia testimonianze, moniti, simboli ed emozioni come strumenti utili a percorrere un viaggio che possa condurre all’abolizione della guerra. Ospiti della serata sono stati Gino Strada , il chirurgo e fondatore di Emergency, Renato Accorinti, sindaco di Messina, Badel Bernhazi (mediatore culturale del programma Italia di Emergency), Luca Corso (coordinatore medico del Programma Italia di Emergency), Vito Alfieri Fontana ( ingegnere ed ex proprietario della Tecnovar) e Giovanna Schittino (psicoterapeuta e psicologa).
Tra gli intervenuti, Vito Alfieri Fontana ha raccontato, con grande partecipazione emotiva, che cosa si prova nel passare da “costruttore di mine antiuomo” a uomo che lavora e ricerca per cercare di disinnescarle. Un lavoro difficile e faticoso, considerando che l’unico modo per disinnescare le mine antiuomo è “andare a prenderle una per una”, ma si tratta di un lavoro che vale la pena fare perché “la guerra non serve a dirimere gli stati: è un mostro a se stante che non bisogna risvegliare”.
Grandi sono stati gli applausi per l’intervento di Gino Strada che con grande convinzione ha ribadito il suo NO alla guerra e alla violenza: “È necessario l’abbandono della guerra perché abbiamo sviluppato la capacità della distruzione di questo pianeta. Se anche domani venissero distrutti tutti gli arsenali nucleari, nella nostra memoria collettiva c’è perfettamente la conoscenza di come costruire ordigni atomici e quindi si potrebbe ricominciare a farlo il giorno dopo. ‘L’orologio dell’apocalisse’ quest’anno è stato portato a due minuti e mezzo. Il rischio di un conflitto nucleare che potrebbe condizionare l’esistenza stessa sul pianeta non è mai stato considerato così alto dagli scienziati nucleari. Non da gente di destra o di sinistra, non dai comunisti o dai fascisti o dai terroristi o dai nazisti…e da tutti gli -isti di questo mondo. Dobbiamo pensare in termini di essere umano e se vogliamo che questa specie continui l’abolizione della guerra è indispensabile”.
Gino Strada ha poi invitato a riflettere sugli innumerevoli espedienti che sono stati cercati negli anni per fermare la guerra e che si sono rivelati via via fallimentari. “Sono state trovate tutte le soluzioni – afferma – tranne una, la più intelligente di tutte, la più razionale, quella proposta da Albert Einstein che disse fin dal ’32 ‘la guerra non si può umanizzare, si può solo abolire’. È possibile? Io credo di sì, basterebbe volerlo. Ci sono le istituzioni deputate a questo ma, paradossalmente, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ha assistito a 240 conflitti, nonostante il suo mandato fosse quello di impedirlo, non ha mai discusso dell’abolizione della guerra. E credo che la questione non verrà messa in agenda a meno che i cittadini di questo pianeta non riescano ad imporlo in modo pacifico, proficuo e intelligente. Capire che bisogna partire da considerazioni non politiche, non strategiche, non di parte ma bisogna partire da considerazioni di etica umana”. “Allora credo – aggiunge – che il primo passo probabilmente sia quello di fare pressione e ottenere che a livello delle Nazioni Unite si inizi a parlare di abolizione della guerra che si prepari una solenne dichiarazione ,come quella che fu la dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, dove si dica che la guerra è abolita e che non si può più fare in nessun caso”. A scanso di accuse di idealismo, Gino Strada ricorda la petizione fatta nel 1950 in occasione della conferenza di Stoccolma, quando contro gli armamenti nucleari e per il disarmo firmarono 516 milioni di persone e non era ancora l’era di internet. A tal proposito afferma: “ E se provassimo a mettere in piedi dei meccanismi per farla firmare a 2 miliardi o a 3 miliardi di persone? Le Nazioni Unite potrebbero restare complici o sorde di questo crimine costante e continuo? Non lo so, credo che questa sia l’unica soluzione perché non vedo come la politica, i governi e gli stati possano regalare a noi cittadini l’abolizione della guerra. Non lo faranno! Siamo noi a dovere regalare loro l’abolizione della guerra perché quello che la politica non capisce, credo per ragioni economiche e non per stupidità, è che quando si dice che la politica mette in pericolo l’umanità, per umanità non si intende qualcosa di astratto, si intende anche i loro figli, le loro ville, le loro ricchezze”.
“Io credo che Emergency abbia la possibilità di far sentire la proprio voce – conclude Strada – e credo che sia importante che lo faccia Emergency perché noi abbiamo avutole mani dentro il sangue e la merda. Non siamo intellettuali che dissertano, non siamo politici, né tantomeno strateghi: siamo gente che ha visto la guerra, le sue conseguenze e ha curato persone, qualche milione. Allora abbiamo piena titolarità per proporre alla comunità questo obiettivo: cominciamo a parlare alle Nazioni Unite, cominciamo a spingere affinché ci sia un’abolizione sulla guerra così come si è fatto con la schiavitù”.
A chiudere la conferenza è stato l’accompagnamento musicale di John Lui e Roy Paci che si esibirà anche questa sera, insieme a tanti altri artisti, in “Musica per Emergency”. L’appuntamento è alle 20.00 in Piazza Università.