Fatta la legge, si trova l’inganno: i laghetti di Cavagrande, interdetti dal 4 luglio 2014, sono ancora presi d’assalto da centinaia di turisti che pur di non rinunciare al piacere di un tuffo, “scavalcano” cancelli chiusi e sanzioni.
Eppure il divieto imposto a metà maggio parlava chiaro: chi farà il bagno nei laghetti, andrà incontro a delle sanzioni. Probabilmente il monito suona poco credibile agli orecchi dei turisti e ogni giorno si continua a fare “orecchie da marcante”. Tra i visitatori soprattutto francesi e tedeschi, ma non pochi sono i siciliani, molti dei quali considerano Cavagrande una tappa estiva obbligata. A rendere così gettonato il posto è la sua straordinaria bellezza: le chiare e fresche acque dei laghetti, le rocce e la vegetazione incorniciano quello che sembra essere quasi un locus amoenus. Questo tuttavia non costituisce una valida autorizzazione ad ignorare la sua interdizione.
Il sentiero Scala Cruci è formalmente chiuso dal 4 luglio 2014. A rendere necessaria tale decisione fu l’incendio del 26 giugno dello stesso anno che devastò decine di ettari di vegetazione e rese la zona più esposta a pericolo di smottamenti massi dai costoni rocciosi. “Bisogna affrontare adeguatamente il problema – aveva affermato Nunzio Caruso, dirigente dell’azienda demaniali – non si tratta di rimettere a posto una strada dopo una frana. Ci sono chilometri di costoni rocciosi che necessitano di interventi che stiamo studiano ed elaborando senza starcene con le mani in mano o fare inutili proclami. L’ingresso Scala Cruci verrà totalmente interdetto. Da lì non si passa nella maniera più assoluta”.
Ma dell’assoluto divieto non rimane che solo un cartello all’ingresso della riserva. Al di là ancora gli schizzi dei tuffi, i turisti e la bellezza di questo paradiso naturale.
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