Solitamente, al termine della seduta di laurea, ogni studente viene avvicinato da fotografi, che dopo aver immortalato il momento, cercano di vendere i propri servizi. Ciò accade in tutti gli atenei italiani, ma per l’Università di Catania non esiste ancora un regolamento per la sezione o l’accesso di queste figure.
A segnalarlo è un gruppo di studenti dell’Ateneo catanese che, insoddisfatti dei servizi fotografici acquistati, hanno deciso di lanciare un appello. Con una petizione su Change.org, “Promulgazione del regolamento per la selezione e l’accesso dei fotografi durante le lauree”, chiedono una chiara regolamentazione per questa attività che procura guadagni non indifferenti. Per poche foto, i prezzi si aggirano intorno a un centinaio di euro e, per ogni sessione di laurea dei diversi corsi, ci sono centinaia e centinaia di studenti che conseguono il titolo di studio.
L’iniziativa nasce dalle spiacevoli esperienze che alcuni dei ragazzi hanno vissuto. Hanno ritirato un servizio fotografico, che si è poi per loro rivelato scadente e di pessima qualità.
“Ho dato per scontato che esistesse un regolamento – spiega Valentina, ex studentessa dell’Università di Catania e promotrice della petizione – anche perché, mentre facevo l’esame di laurea e i miei parenti tentavano di fotografarmi, i fotografi disturbavano le riprese. Abbiamo lasciato un acconto, ma il risultato del servizio è scadente, le fotografie parlano chiaro. Ma ormai non c’era soluzione, non c’erano più altri video o foto, se non quelli che avevano fatto loro. Nonostante mi sia lamentata, perché il risultato era scadente, alla fine ho saldato e l’ho preso”.
“Da lì ci siamo mobilitati – continua Valentina – per capire che se esistesse un regolamento e, avendo capito che non c’è, ci domandiamo perché queste persone stanno lì? Chi li ha autorizzati? Perché ci sono loro da tanti anni e magari non c’è un altro?”
Eppure, nella maggior parte degli atenei italiani, esiste al momento un bando pubblico e un regolamento, che disciplina l’accesso dei fotografi. Prendendo in considerazione, ad esempio, l’Università di Milano, esiste una gara a cui possono partecipare i fotografi interessati. Nel caso in cui, però, lo studente non desideri il fotografo ufficiale, è possibile portarne uno con sé, presentando prima una richiesta. Nell’Ateneo catanese, gli studenti non sono costretti ad acquistare foto e video, anzi ognuno può portare con sé un fotografo che si occupi del proprio servizio fotografico, ma non basta. Gli studenti hanno quindi scritto alla dott.ssa Branciforte, che si occupa di prevenzione della corruzione e della trasparenza all’interno dell’Ateneo, per chiedere informazioni sul regolamento:
“Il problema di fondo – spiega l’ex studentessa – è che se io ho la libertà di prendere o meno questo servizio, lasciate allora spazio alle persone che vogliono fare le fotografie. Io posso capire che l’interesse dell’Università è quello di mantenere il massimo dell’ordine, durante le sedute di laurea, perché se ognuno si mettesse a scattare, diventerebbe molto fastidioso. Per cui se si danno delle regole da rispettare e c’è un fotografo che già le conosce, che è quello ufficiale, e poi magari tu chiedi l’autorizzazione per un proprio fotografo ha un senso. Inoltre, alcuni dicono che i fotografi siano lì per consuetudine. Queste persone lavorano e guadagnano, perché tacitamente molti sono convinti che siano i fotografi ufficiali, i ragazzi pensano di non poter portare il fotografo. Insomma c’è un certo lucro dietro, cerchiamo di renderlo regolare e specificare bene come funzionano le cose”.
Come per ogni iniziativa, anche questa è rimbalzata sui social ed è stata promossa tramite gruppi Facebook. Non tutti gli studenti però si sono trovati d’accordo, per cui le promotrici della petizione hanno creato il gruppo “Regolamentare l’accesso dei fotografi alle sedute di laurea UNICT” e si stanno mobilitando per aver risposte da parte dell’Ateneo.