Nuova misura restrittiva annunciata dalla Casa Binaca nei confronti del settore universitario statunitense. Secondo il New York Times, l’amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di annullare tutti i contratti in corso tra l’Università di Harvard e il governo federale.
Inoltre, sarebbe stato dato un ordine alle ambasciate e ai consolati degli Stati Uniti di sospendere le interviste per il rilascio dei visti agli studenti stranieri che intendono frequentare corsi negli Usa.
La sospensione dei visti
La comunicazione è arrivata dal segretario di Stato Marco Rubio attraverso un telegramma riportato da Politico. Nel messaggio si precisa che, con effetto immediato, non verranno fissati nuovi appuntamenti per le interviste fino a nuove indicazioni che dovrebbero arrivare nei prossimi giorni. Anche se la sospensione è temporanea, non è chiaro per quanto tempo durerà né se sarà applicata in modo uniforme in tutte le sedi diplomatiche. Tammy Bruce, portavoce del Dipartimento di Stato, ha difeso la misura, affermando che ogni Paese dovrebbe adottare controlli simili e ha definito “paradossali” le critiche ricevute.
Nel frattempo, le procedure per il rilascio dei visti subiranno rallentamenti, con possibili conseguenze negative per gli studenti stranieri e per le università americane, molte delle quali dipendono in modo significativo dagli iscritti internazionali.
I controlli sui social
Nella comunicazione riservata firmata da Rubio si legge: “con effetto immediato, in vista dell’ampliamento dei controlli e delle verifiche obbligatorie sui social media, le sezioni consolari non dovranno più prendere appuntamenti per i visti per studenti (F, M e J) fino a quando non saranno emanate ulteriori linee guida che prevediamo per i prossimi giorni”.
L’amministrazione Trump aveva già introdotto controlli sui social media, concentrandoli soprattutto sugli studenti che rientravano negli Stati Uniti e che avrebbero potuto partecipare alle proteste contro la guerra a Gaza. Tuttavia, il documento ufficiale non chiarisce quali contenuti specifici verranno analizzati negli account dei candidati al visto. Non è quindi noto, per esempio, se la pubblicazione di una foto con la bandiera palestinese su un profilo X possa comportare ulteriori accertamenti.












