“Non è una novità, ma un brutto film già visto”. Così la segreteria regionale della Federazione Italiana Sindacale dei Medici Italiani (Fismu) commenta la situazione della sanità in Sicilia, denunciando una cronica mancanza di programmazione politica e un sistema che continua a navigare a vista. Il risultato? Liste d’attesa infinite, carenza di personale e strutture pubbliche sempre più svuotate a favore del privato.
Liste d’attesa: la soluzione della regione? incentivare il privato
Secondo il segretario regionale di Fismu, Emanuele Cosentino, la Regione continua a ricorrere a scorciatoie. “Si foraggiano le strutture private invece di pianificare una vera riforma. Mancano medici, molti emigrano in cerca di migliori prospettive o si rifugiano nel privato. I pochi rimasti sono sovraccarichi e si investe poco sul territorio, con un ricorso eccessivo alle esternalizzazioni”
Il fallimento dei PTA e le Case di Comunità: strutture fantasma
Cosentino ricorda il fallimento dei Presidi Territoriali di Assistenza (PTA) previsti dalla legge regionale 5/2010, mai attuati nonostante la disponibilità di spazi. “Ora si riparte da zero con le Case di Comunità, ma senza un vero accordo regionale con medici di base, 118, continuità assistenziale e specialisti ambulatoriali. Anche gli infermieri si ritrovano a sostenere compiti impropri. Così – avverte – le Case di Comunità rischiano di restare cattedrali nel deserto”.
Il problema più profondo resta l’irrisolta modernizzazione della rete ospedaliera, paragonata a una tela di Penelope: si fa e si disfa. “Non si può chiudere un piccolo ospedale che serve una zona montana o insulare – spiega Cosentino – senza prima creare una rete territoriale efficace. Si potrebbero riconvertire alcuni ospedali in Case della Comunità, ma servono investimenti, diagnostica e personale”.
Pronto Soccorso e 118 in crisi sistemica
I grandi ospedali di Catania, Messina e Palermo sono presi d’assalto da pazienti con codici bianchi e verdi (70%), che potrebbero essere gestiti sul territorio. Il sistema di emergenza 118, invece, è frammentato, con personale ridotto di due terzi rispetto alla pianta organica e mezzi obsoleti. Nei festivi il servizio è spesso “a scacchiera” e privo di medici. Le Centrali Operative rispondono più a logiche aziendali o personalistiche che a una visione d’insieme
L’appello di Fismu: “Serve un vero progetto per il futuro”
Fismu lancia un appello a tutte le sigle sindacali per costruire un piano condiviso da presentare alla Regione. Le richieste sono chiare: “Serve un progetto per il futuro serio da presentare alla Regione Sicilia. Sediamoci e parliamone. Quindi anticipiamo alcuni spunti all’Assessore alla Salute: si modernizzi immediatamente la rete ospedaliera, si convertano i piccoli ospedali, laddove è necessario, in Case della Comunità, ma attrezzandoli adeguatamente (con diagnostica), e con personale medico (partendo dai medici di guardia con meno di 800 pazienti) e infermieristico e soprattutto gli specialisti con un congruo impegno orario. Si potenzino gli ospedali di comunità e si mettano in sinergia con le Case di Comunità, fermo restando che appaiono evidenti i ritardi rispetto a quanto previsto dal PNRR. Si eviti di usare l’ambulanza come un mero trasportatore di pazienti, ma ritorni il 118 ad essere la cerniera con il PS nella gestione delle vere emergenze, in funzione soprattutto delle reti tempo-dipendenti la cui gestione appare sempre più approssimativa”. E ancora, “si prevedano risorse e si riformulino le quote orarie, e si prevedevano compensi adeguati per i medici di medicina generale (e del 118), si riprogrammi il fabbisogno formativo anche per combattere l’emigrazione di professionisti. Si chiuda il ‘rubinetto’ delle esternalizzazioni e degli sprechi. Deve, però, essere chiara la premessa: senza la nuova rete ospedaliera e senza gli accordi regionali di medicina generale e del 118 non si va da nessuna parte. La riforma rimarrà un sogno e i soldi del PNRR rimarranno solo uno dei tanti sprechi siciliani. Serve un vero cambio di rotta”, conclude Cosentino
Serve una svolta, un vero cambio di rotta, per evitare che la sanità siciliana resti intrappolata in un eterno presente fatto di emergenze, disorganizzazione e sprechi.












