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Arrivano anche quest’anno i dati di Almalaurea, il Consorzio universitario che prende in analisi i percorsi di laurea e la loro richiesta nel mondo del lavoro. Di seguito i risultati relativi allo scorso anno per il Dipartimento di Scienze Umanistiche (Disum) dell’Università di Catania.
Condizione occupazionale
Nel 2023, del collettivo selezionato (500 per la laurea triennale e 372 per la laurea magistrale) ha conseguito la laurea triennale il 20,6% di studenti a confronto del 79,4% di studentesse, anche per quel che riguarda la magistrale biennale si è verificata una netta maggioranza femminile, con l’81,5% di neolaureate e il solo 18,5% di neolaureati uomini. Dunque, anche quest’anno si riconferma la tendenza femminile per il Disum.
Nonostante le percentuali, sembrano gli uomini a raggiungere il maggiore tasso di occupazione: con il solo titolo triennale il 22,2% di laureati trova lavoro, mentre un 17,7% di laureate fatica nel conseguimento di un’occupazione. Conseguentemente, spaventa il 66,8% di laureati in triennale e il 28,3% in magistrale che non ha mai lavorato dopo l’acquisizione del titolo. Tuttavia sembra solo il 15,4% e il 32% (rispettivamente in triennale e magistrale) che si impegna nella ricerca lavorativa.
Il Disum registra quindi un tasso di disoccupazione pari al 36,4% per i laureati in triennale e del 34,9% per i dottori in magistrale.
Retribuzione
Per quel che riguarda i guadagni, anche in questo caso si verifica una diseguaglianza retributiva: (in media) 1.222 euro netti al mese per i laureati di primo livello, contro gli 833 per le laureate. Allo stesso modo, un laureato in magistrale guadagna circa 1.061 euro contro i 965 delle laureate.
Utilizzo e richiesta della laurea nell’attuale lavoro
I dati riportano in percentuale un utilizzo delle competenze acquisite con la laurea, per quel che riguarda il percorso triennale: in misura ridotta del 44,3% contro una misura elevata del solo 17,1%, per quanto riguarda il percorso di magistrale biennale ci troviamo davanti una misura ridotta del 33,3% e una più incoraggiante misura elevata del 52,9%.
Si riporta un’inadeguatezza professionale acquisita all’università pari al 32,9% in triennale, che si abbassa in un 12,3% per la magistrale. La richiesta di laurea viene definita necessaria dal solo 13%, non richiesta ma utile dal 33,2% e non richiesta né utile 20,2%.
Si registra un’efficacia della laurea nel lavoro svolto del 21,7% per i laureati in triennale e del 60,6% per i laureati in magistrale, contro una percentuale del quasi 45% di laureati di primo livello che la ritiene poco o per nulla efficace (a confronto solo il 15,3% per quanto riguarda i laureati in magistrale biennale).
Il collettivo selezionato, su una scala da 1 a 10 mostra una soddisfazione pari a 7 riguardo il lavoro che svolge relativo alla laurea conseguita. Tuttavia le percentuali di chi cerca lavoro, che sia dopo una studio in triennale o magistrale, sono pressoché identiche: circa il 40%.
Risulta evidente che il completamento dei tre anni di studio con un corso di due anni in magistrale può sicuramente agevolare la rintracciabilità di un impiego affine alle competenze acquisite durante gli anni di studio. A tal proposito, si stimano in media 4 mesi dal momento di acquisizione del titolo di studi sino al reperimento del primo lavoro.
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