Proprio nelle ultime ore si è ufficialmente concretizzato l’accordo di intesa tra i governi italiano ed albanese, riguardante il trasferimento nella terra dei Balcani, a partire dalla primavera 2024, dei migranti tratti in salvo da navi italiani nel Mediterraneo.
Tale protocollo di intesa, firmato a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni ed Edi Rama, è stato descritto come “una svolta storica non solo per l’Italia ma per tutta l’Unione europea“. A sottolineare, oltretutto, la “posizione morale” in cui si colloca il suo Paese – che ha richiesto l’adesione all’EU nel 2009 – è stato proprio il primo ministro Rama, dichiarando che l’Albania “è uno Stato europeo: ci manca la U davanti ma ciò non ci impedisce di essere e vedere il mondo come europei“.
Se per il ministro degli Esteri ed alleato di governo, Antonio Tajani, la firma su tale accordo rappresenta chiaramente un rafforzamento del ruolo dell’Italia come protagonista sul versante europeo, d’altra parte non si sono fatte attendere le sferzate dall’opposizione: “Il governo ha alzato bandiera bianca in Europa e trova rifugio in Albania“, le parole degli esponenti di Azione ma risulta ancora più aspra la critica di Riccardo Magi (+Europa) con la frase “si crea una sorta di Guantanamo italiana“.
Il funzionamento effettivo di questa intesa italo-albanese prevede l’utilizzo, da parte del nostro Paese, del porto di Shengjin e dell’area di Gjader – un insediamento nel nord-ovest a 20 chilometri dall’entroterra – in cui dovranno però essere costruite rispettivamente due strutture, a spese italiane: una sarà deputata all’ingresso e alle procedure di sbarco ed identificazione, nell’altra ci si dedicherà all’accoglienza temporanea dei migranti salvati in mare dalle navi della Guardia di Finanza o della Marina Militare, non da quelle proprie delle ONG.
La presidente Meloni ha spiegato che la giurisdizione delle due (nuove) strutture sarà totalmente italiana mentre l’Albania si impegnerà nel collocare le proprie forze di polizia, per un’efficace sorveglianza.