In questi giorni non si parla d’altro che di Medicane, l’uragano mediterraneo che sta per lambire la Sicilia orientale portando con sé raffiche di vento e forti piogge. Nella giornata di martedì 26 ottobre 2021, la città di Catania e l’intera sua provincia sono state colpite da un nubifragio che ha causato vittime e ingenti danni, solo qualche giorno di tregua e tra oggi e domani si attende il picco di maltempo.
Lo studio Uniba-Unict
Complice il cambiamento climatico in atti, questi fenomeni atmosferici estremi sono sempre più frequenti. Già lo scorso 25 agosto un articolo pubblicato dal Bollettino d’Ateneo Unict, metteva in evidenza come gli uragani mediterranei, verificatesi negli ultimi dieci anni proprio sulle coste della Sicilia sud-orientale, hanno prodotto effetti più intensi delle più forti mareggiate stagionali.
A rivelarlo è stato uno studio condotto dai ricercatori degli atenei Aldo Moro di Bari e Catania, unitamente all’Area marina protetta del Plemmirio di Siracusa. La ricerca porta il titolo “Comparing impact effects of common storms and Medicanes along the coast of south-eastern Sicily”, ed è stata pubblicata sulla rivista internazionale “Marine Geology”. Sono state analizzate la propagazione e gli effetti dei vari uragani mediterranei (detti Medicane) e le forti tempeste avvenute in Sicilie sud-orientale avvenute dal 2005 al 2019.
I fenomeni in questione però non sono così comuni: “Il Mediterraneo, seppur raramente, è uno dei bacini di formazione dei cicloni simil-tropicali – spiega il prof. Giovanni Scicchitano dell’Università di Bari –, che possono talvolta intensificarsi fino a divenire uragani venendo pertanto definiti uragani mediterranei. Lo Ionio meridionale, in particolare, è un’area particolarmente attiva nella genesi di Medicanes. Già nel 2014, quando abbiamo condotto una campagna di rilievi dopo il passaggio del Medicane Qendresa, ci siamo resi conto che l’evento meteomarino aveva espresso una forza particolarmente intensa”.
Lo studio si è basato sulle analisi accurate delle principali tempeste avvenute nel 2019, e proprio questo ha permesso di concludere che gli effetti degli uragani mediterranei sono più intensi delle forti mareggiate causate dalle tempeste. Oltre a ciò, si verifica anche un importante e durevole sollevamento del livello del mare lungo il litorale.
Perché avvengo gli eventi metereologici estremi?
Non è sono solo le stagioni più fredde a registrare eventi climatici particolarmente intensi. L’estate appena trascorsa in Sicilia è stata una delle più afose di sempre, con picchi che hanno raggiunto i 48 gradi centigradi, facendo registrare alla città di Siracusa anche il primato di città più calda d’Europa.
Ai microfoni di LiveUnict, il meteorologo di 3B Meteo, Andrea Bonina, ha risposto alle domande di LiveUnict al fine di chiarire il perché del verificarsi di tali fenomeni. “Climatologia alla mano – ha spiegato Bonina –, in Sicilia l’autunno è la stagione a maggior rischio di fenomeni violenti e potenzialmente alluvionali. Dopo il gran caldo e le condizioni di siccità tipiche dell’estate, infatti, le perturbazioni nordatlantiche tendono a guadagnare terreno sul Mediterraneo, accompagnate dalle prime irruzioni di aria fredda”.
Ciò che cambia con evidenza è “un ulteriore aumento dell’intensità e della frequenza di tali fenomeni”, dovuto principalmente al riscaldamento globale. Il solo modo per poter mitigare gli effetti dunque resta quello di intervenire affinché si possa avere un impatto minore sul clima globale, unitamente a “cospicui interventi strutturali di regimazione delle acque meteoriche, dei fiumi e dei torrenti”, come ha spiegato l’esperto.